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Migranti, Meloni: “Uniti contro i trafficanti. Siamo un ponte fra Ue e Africa ma i confini esistono”

ROMA – Non ha incertezze, Giorgia Meloni, nel lanciare il “patto di Roma” contro i trafficanti che provocano morti, distruggono speranze e umiliano chi affida il proprio destino alle barche insicure. “L’immigrazione illegale di massa danneggia tutti”, non solo i Paesi d’arrivo, per questo “serve un impegno comune e più collaborazione per contrastare la rete dei trafficanti”. Obiettivo che la presidente del Consiglio vuole raggiungere con un dialogo che sia “paritario” tra Europa e Mediterraneo allargato, e “non predatorio” con i Paesi di provenienza dei migranti.

Questo il monito con cui Giorgia Meloni ha aperto la Conferenza su sviluppo e migrazioni che la presidente considera “l’inizio di un percorso che ci piace chiamare ‘processo di Roma’”. Il ruolo dell’Italia, così come questa conferenza, “non è un’idea astratta”, rivendica la premier forse rispondendo alle opposizioni, ma senza collaborazione non si va lontani. E ancora: “Siamo inevitalbimente un ponte fra Ue e Africa, ma i confini esistono”.

L’evento segna così il primo passo di quel Piano Mattei che l’Italia illustrerà a novembre in occasione della Conferenza Italia-Africa e ha visto tra gli ospiti i leader di quasi tutti gli Stati della sponda sud del Mediterraneo allargato, del Medio Oriente e del Golfo, gli Stati europei di primo approdo e alcuni partner del Sahel e del Corno d’Africa, i vertici delle istituzioni delle istituzioni finanziarie internazionali e quelli dell’Ue.

Ci sono il presidente del Consiglio europeo Charles Michel e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, dalla quale sono arrivate parole di sostegno alla premier italiana. Von der Leyen, che Meloni ha ringraziato per “il lavoro incessante”, ha ribadito la necessità di “reprimere i trafficanti” e “distruggere il loro cinico modello di business”.

Per la presidente della Commissione è necessario “unire le forze”, l’apertura di nuovi percorsi legali può “creare un’alternativa reale e sicura ai pericolosi viaggi in mare”. Traversate che spesso si trasformano in viaggi della morte per chi le intraprende. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani promette che la Conferenza di oggi alla Farnesina sarà un primo passo anche in questa direzione, perché “Roma è sempre stata e vuole essere un crocevia tra popoli che vogliono costruire insieme una nuova stagione” e “non vogliamo che il Mediterraneo sia un cimitero di persone che lasciano le proprie abitazioni”. Fondamentale in questo senso la collaborazione con i Paesi di transito.

Pochi giorni fa, con il patrocinio dell’Italia, Ue e Tunisia hanno firmato un accordo che la presidente della Commissione si augura sia “un modello” e un “progetto per il futuro” che porti a “partenariati con altri Paesi della regione”. Il presidente tunisino Kais Saied, criticato per la gestione dei migranti nel suo Paese, è intervenuto alla Conferenza attaccando le “tante organizzazioni che nello statuto parlano del loro ruolo umanitario, ma purtroppo non hanno fatto nulla”.

Saied ha anche ricordato che le migrazioni di oggi dal sud del mondo sono diretta conseguenza del “colonialismo” del passato. Un fenomeno che crea una “nuova forma” di schiavitù che “la Tunisia non può accettare”. In ballo per il Paese nordafricano ci sono anche i soldi del Fondo monetario internazionale, vincolati a riforme strutturali. Una situazione instabile che Tunisi condivide con il proprio vicino libico, anch’esso protagonista alla Conferenza di oggi con il presidente del Consiglio presidenziale, Mohamed Younis Menfi, e il primo ministro Abdul Hamid Dbeibah, che ha ringraziato l’Italia per la collaborazione e per aver dato una “priorità assoluta” al dossier sulla lotta ai trafficanti.

Un investimento politico importante per il governo, che con un ampio lavoro di mediazione e diplomazia ha permesso di arrivare alla conferenza di oggi. “Noi siamo inevitabilmente un ponte tra l’Europa, l’Africa e il Medio Oriente” ha concluso Meloni, per la quale il “processo di Roma” è un punto di partenza per “avviare un percorso condiviso” che porti a misure “concrete” per affrontare “le cause profonde dei flussi irregolari e per sconfiggere l’attività criminale dei trafficanti di esseri umani”.


Sandro Bennucci

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