Firenze, condannato a 8 anni per le botte alla figlia: “Vivi all’occidentale”
FIRENZE – Picchiava la moglie e la figlia, accusando quest’ultima di vivere all’occidentale. Per questo un marocchino di 50 anni è stato condannato per maltrattamenti oggi, 8 dicembre 2023, dal Tribunale di Firenze a 8 anni di reclusione. Nel novembre del 2020, al culmine dell’ennesimo atto di violenza nei confronti della moglie e della figlia, venne arrestato.
Il Tribunale, in composizione collegiale, presieduto dal giudice Elisabetta Pagliai, ha anche stabilito una provvisionale di 25mila euro per la moglie (oggi separata dal marito) e 10mila euro per ognuno dei 4 figli, minorenni anche all’epoca degli episodi contestati. L’uomo è stato però assolto dall’accusa di tentato omicidio. La Procura aveva chiesto 18 anni di reclusione. Le indagini, coordinate dal pubblico ministero Beatrice Giunti, portarono a una lunga serie di episodi di maltrattamenti che sono stati contestati all’imputato durante il processo. Tutte condotte quasi sempre dettate dalla volontà di impedire alla moglie e in particolare alla figlia di “vivere all’occidentale”. Pestaggi in cui in almeno un’occasione il marocchino avrebbe usato anche un manico di scopa contro la ragazza “colpevole” di essersi integrata con i coetanei assumendo le loro abitudini di vita. L’esasperazione della fede islamica da parte dell’imputato è stato l’aspetto principale del procedimento.
Il processo ha ricostruito anni e anni di soprusi che si sarebbero consumati nell’abitazione nella zona fiorentina di Careggi dove viveva la famiglia. E’ emerso che anche il matrimonio con la moglie, di quasi dieci anni più giovane, era stato combinato dalle rispettive famiglie. E così la convivenza era diventata presto un incubo. Durante le gravidanze, la donna non era ‘autorizzata’ neanche a sottoporsi ai controlli di routine. Men che meno a rendersi autonoma con un lavoro. Un incubo non soltanto per la moglie, ma anche per la figlia più grande, colpevole, agli occhi del marocchino integralista, di voler vivere “all’occidentale”.
La ragazza, all’poca diciassettenne, ha raccontato prima alla polizia, poi nell’incidente probatorio, come hanno ricostruito le cronache locali, che è stato parte integrante del processo appena concluso, di essere stata picchiata perché si sentiva italiana, aveva amici maschi, si truccava. Violenze verbali che erano iniziate anni prima, come quando il padre non tollerava che lei andasse a festeggiare il compleanno da un’amica anziché fare le faccende in casa. Al culmine dell’ira, le ruppe il manico di una scopa sulla schiena. Ma ogni volta, per paura che la furia del padre s’abbattesse di nuovo su di lui, non era libera neanche di farsi medicare al pronto soccorso.