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Ecofin: via libera al nuovo Pnrr dell’Italia. Meloni esulta. Ma slitta l’intesa sul Patto di stabilità

Esulta il governo italiano: il Consiglio Ue ha dato il via libera alle modifiche dell’Italia al Pnrr. Include anche il capitolo Repower Eu, che diventa così definitivo. E’ “un altro grande risultato del Governo che conferma la serietà e l’efficacia del lavoro svolto in questi mesi. Intendiamo proseguire su questa strada, nella
consapevolezza che il successo del nostro Pnrr è nell’interesse della Nazione e dei cittadini”, ha affermato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

“Si conclude così in maniera positiva un lavoro intenso iniziato ad agosto e condotto con grande incisività ed efficacia dal governo italiano in stretta collaborazione con la Commissione Ue”, ha detto il ministro per
il Pnrr Raffaele Fitto. Il Governo “è già al lavoro per l’attuazione del Piano rivisto, a partire dagli obiettivi
previsti per la quinta rata la cui richiesta verrà presentata in tempi brevi”.

C’è però la nota non ancora soddisfacente: fumata ‘grigia’ sulla riforma del Patto di stabilità europeo: dopo l’interminabile negoziato nella notte tra giovedì e venerdì, un accordo non c’è. Ma grazie alle trattative ristrette e ai vari ‘confessionali’, verso le due del mattino l’intesa che dovrebbe sbloccare la partita è arrivata sull’asse Parigi-Berlino, per allargarsi a Roma e Madrid, e tradursi quindi in un nuovo testo di compromesso della presidenza di turno dell’Ue.

“I progressi fatti testimoniano che c’è un riconoscimento che non siamo in una situazione normale,
c’è una guerra in Europa”, ha sottolineato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, auspicando una conclusione “quanto prima”. Dunque, otto ore di Ecofin non sono bastate per votare la riforma e poco prima delle 4 del mattino l’incontro si è chiuso. I Paesi hanno bisogno di studiarne l’impatto sui conti. Su alcuni passaggi servono anche valutazioni legali. E restano di traverso ancora sette Paesi ‘frugali’. Ma, insomma, non manca ormai molto al traguardo di aver un’intesa entro fine anno e ormai ci credono un po’ tutti tra cancellerie europee e Commissione.

Si ipotizza già un Ecofin straordinario, tra il 18 e il 21 dicembre, senza escludere che neppure serva. Il braccio di ferro si è concentrato sulla procedura per disavanzo eccessivo, con Italia, Francia e gli altri Paesi del Sud a cercar di difendere con i denti l’idea della presidenza spagnola di turno dell’Ue di dare spazio sì all’aggiustamento strutturale automatico per lo 0,5% del Pil per chi ha un deficit oltre il 3%: purché “primario”. Senza gli interessi del debito pubblico, dunque. Una bella differenza, capace di garantire più anni di rientro, ma su cui i ‘frugali’ hanno alzato le barricate. In partita dall’inizio la Germania ha fatto la voce grossa, finendo col vincere sempre. E la trattativa tra il francese Bruno Le Maire e il tedesco Christian Lindner ha alla fine sbloccato la notte.

L’uovo di Colombo potrebbe essere un ‘considerando’ aggiunto al testo in cui si prevede che la Commissione nel valutare la procedura per deficit tenga conto tra il 2025 e il 2027 anche degli interessi sul debito. “Un accordo in seno al Consiglio dovrebbe essere raggiunto entro la fine dell’anno”, ha affermato Le Maire. “Abbiamo trovato un miglior equilibrio sul risanamento dei conti”, “siamo
d’accordo al 95%”.

Il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni ha parlato di “una discussione positiva”. “La missione
non è compiuta” ma “sono fiducioso che un accordo possa essere raggiunto nei prossimi giorni”. “Se necessario, convocheremo anche una riunione straordinaria dell’Ecofin in modo da poter
concludere un accordo politico entro la fine dell’anno”, ha detto la vicepremier spagnola Nadia Calvino. Lindner ha dato l’accordo “al 92%”. “Alcuni Paesi” hanno evidenziato nel negoziato “che con una procedura di disavanzo eccessivo potrebbe esserci qualcosa come una golden rule per gli investimenti. Sono convinto che sia eccessivo. I deficit devono essere ridotti non essere giustificati”.


Sandro Bennucci

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