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Chirurgo del Papa indagato. Lui: “Lavoro dalla mattina alla sera, sono sereno e trasparente”

Il Policlinico Gemelli, dove è stato più volte ricoverato il Papa

ROMA – Il chirurgo che, in due occasioni, ha operato Papa Francesco, Sergio Alfieri, è indagato dalla procura di Roma con l’accusa di falso in atto pubblico. Alfieri, secondo quanto riporta il quotidiano La Stampa, avrebbe firmato il registro degli interventi operatori, ma in molti casi non era lui a operare quei pazienti al Policlinico Agostino Gemelli di Roma.

Le indagini sono partite da un esposto presentato lo scorso 9 febbraio ai Nas che raccoglieva i malumori registrati nelle sale d’attesa. I carabinieri hanno acquisito dalla direzione sanitari cartelle cliniche e faldoni sia cartacei sia digitali. 

“Torno in sala operatoria, continuo a fare la mia vita di sempre. Io sono molto sereno e trasparente in quello che faccio”. Lo ha detto ai microfoni del Tg1 Sergio Alfieri, chirurgo del Papa, indagato dalla Procura di Roma con l’accusa di falso in atto pubblico.

“Secondo lei sono andato a giocare a golf? – ha risposto ironicamente al giornalista – Io lavoro dalla mattina alla sera, spesso comincio alle 7.15-7.30 e finisco alle 21, è chiaro che ho tanti pazienti. Io lavoro in equipe, se non facessi così non potrei operare tutti i pazienti che si rivolgono a me. Io non faccio interventi dall’inizio alla fine, non taglio all’inizio e non metto i punti alla fine, io faccio la parte centrale. Questo è un delitto? Non credo”.

Il chirurgo ha ammesso di essere “dispiaciuto soprattutto per i miei figli, però si devono abituare, se hanno un papà che prima diventa famoso e va sui giornali perché ha operato il Papa, devono sapere che la vita riserva anche questo – ha spiegato – Un altro pensiero va al Santo Padre, vedere che è stata messa accanto alla mia foto la sua lo trovo di cattivo gusto, questo non mi è piaciuto”.

Infine “mi dispiace per la mia istituzione (il Policlinico Gemelli, ndr) – ha concluso Alfieri – Che riceve attacchi perché è il primo ospedale d’Italia, perché cura pazienti da tutta Italia e non solo per i tumori”.

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