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Allonsanfàn a Firenze: vecchi ragazzi della Figc e voglia di dettare la linea. D’Alema: “Il centrosinistra ci ascolta?”

Massimo D'Alema alla festa del Pd a Firenze
Massimo D’Alema (Foto d’archivio)

Baffi e barbe bianche dei vecchi ragazzi con il cuore a sinistra, musica di Francesco Guccini, Dalla, Rino Gaetano, Fabrizio De André, Bob Dylan, ma anche i suoni psichedelici dei Pink Floyd e il reggae di Bob Marley. I ricordi della Federazione giovanile comunista, sotto la volta del Tuscany Hall di Firenze, e Massimo D’Alema che si schermisce: “Non siamo qui per dare la linea”. Ma alla fine, proprio prima di uscire sul lungarno, prima che cali la sera di oggi 10 febbraio 2024, la domanda che quasi gli sgorga dalla bocca: “Queste nostre opinioni possono trovare asilo all’interno del centrosinistra esistente?”.

In tanti rispoondono all’appello di Allonsanfàn. Ci sono i manifesti contro la guerra, quelli per le battaglie femministe, per i diritti sul lavoro e per le campagne di tesseramento degli anni ’70-’80 che si susseguono sul grande schermo in fondo alla sala.

E’ questa la cornice in cui si è svolta la giornata a Firenze dedicata alla Federazione giovanile comunista italiana, la Fgci, la cantera del Partito Comunista italiano. Si sono riuniti i ‘figiciotti’, come venivano sbrigativamente etichettati. Oggi tutti coi capelli bianchi, un tempo virgulti irrequieti e tagli da protesta con cui agitavano le piazze. Poi hanno scalato i palazzi, qualcuno pure il governo quando per il partito di Berlinguer era impossibile a causa della Cortina di Ferro e della controversa dipendenza da Mosca.

“Non siamo a Firenze per dettare la linea ai giovani”, hanno ripetuto più volte, ma per un senso di comunità diffuso e per un bagaglio di valori condiviso, per la capacità di stare insieme in “un progetto di cambiamento – ha detto Massimo D’Alema – che potrebbe essere utile per l’oggi”.

La giornata serve anche per “rimanere in contatto” come recita una scatola di cartone all’ingresso, in cui gli ex giovani della Fgci possono lasciare, appunto, i loro contatti, non l’indirizzo di casa ma chat e profili social. Lì vicino un banchetto con una pila di giornali di carta, L’Unità, e magliette ricordo della ‘reunion’ in cui gli abbracci e i momenti di commozione denotano la voglia di rivedersi.

Le note di ‘Bella Ciao’ aprono gli interventi dei grandi vecchi del partito che risnocciolano le parole d’ordine della sinistra di quegli anni, un tempo spaventavano i moderati, oggi suonano vintage e sanno di archeopolitica. L’ex segretario Pietro Folena parla della lotta “contro i soprusi, lo sfruttamento, contro le prepotenze” come roba attuale, Marco Fumagalli rilancia il tema della pace (“oggi il mondo sta rotolando verso la guerra senza che nessuno reagisca”) e Livia Turco si commuove parlando della “battaglia per la legge 194, per la sanità pubblica, per il diritto al lavoro delle donne”.

Spazio alla modernità con Folena che indica la necessità di “un socialismo digitale” perché la tecnologia è “un’opportunità straordinaria”, bisogna “solo metterla al servizio di tutti”. E anche Sanremo fa capolino all’evento della Fgci con Folena che dichiara la sua preferenza per Ghali, e Cuperlo che si dichiara come i “Jalisse del Pd” parlando degli “esiti catastrofici” delle sue due corse per la segreteria del partito.

Sempre Cuperlo, però, si rigetta nella stretta attualità accusando la destra di voler riscrivere la forma di governo chiudendo “la lunga stagione del fondamento antifascista del patto repubblicano”. Alla fine però D’Alema, è tardo pomeriggio, non ce la fa e detta la linea: l’iniziativa fiorentina non serve a far nascere un partito ma a lanciare il messaggio sopra citato con l’interrogativo: “La cosa di cui si avverte di più la mancanza è un soggetto politico della sinistra. Queste nostre opinioni possono trovare asilo all’interno del centrosinistra esistente?”. Ma Elly Schlein era stata invitata. O almeno avvertita?


Sandro Bennucci

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