Firenze: alla Pergola applausi ai “ragazzi irresistibili”, Umberto Orsini e Franco Branciaroli

FIRENZE – Sono irresistibili davvero Franco Branciaroli e Umberto Orsini in questa memorabile edizione de I ragazzi irresistibili di Neil Simon per la regia di Massimo Popolizio, che si percepisce in perfetta sintonia con i due mostri sacri sul palco (con Orsini, del resto, Popolizio collabora da molti anni, spesso dividendo con lui la scena; qui si ritaglia il breve ruolo della voce fuori campo del regista televisivo). Come sempre, Orsini e Branciaroli recitano senza amplificazione e raggiungono lo stesso ogni angolo del teatro, anche interpretando i ruoli di due vecchi ex-comici già di gran successo (“I ragazzi irresistibili” del titolo) e ormai scalcinatissimi, che devono avere un po’ malandata anche la voce, oltre alla memoria.
Naturalmente Branciaroli, 77 anni a maggio, e Umberto Orsini, 89 ad aprile, non dimenticano neanche un respiro: tempi perfetti, con le battute che si susseguono serrate senza l’ombra di un’esitazione; Branciaroli sta in scena dall’inizio alla fine, due ore con un breve intervallo dopo la prima ora, e dà fondo a una ricchissima gamma di sfumature del suo personaggio, Willy.
Questi vive in una stanza d’albergo ad aspettare scritture che non arriveranno mai, svillaneggiando l’unico essere umano che si ricordi di lui, il nipote-agente che un giorno gli porta l’unica scrittura che non vorrebbe: una réunion di una sera, in un programma televisivo, col suo vecchio compagno di scena Al, che si ritirò improvvisamente 11 anni prima e che, dal suo punto di vista, è responsabile degli applausi e degli introiti mancati che lo affliggono.
Orsini-Al entra quando Willy ne ha già detto peste e corna, vecchietto curvo e incerto con la voce in falsetto che si rianima via via, ma resta sempre molto misurato a differenza dell’ex-compare, iracondo al punto da farsi venire un infarto durante la disastrosa registrazione dello sketch che fu il loro cavallo di battaglia. La regia e l’interpretazione puntano molto sugli aspetti interiori, con allusioni beckettiane ben percepibili (nel clima, in alcuni atteggiamenti e dettagli..).
Da apprezzare l’assenza di censure “politically correct” sul testo, scritto oltre cinquant’anni fa, ma ancora efficacissimo, di Neil Simon, proposto nell’ottima traduzione di Masolino D’Amico. Il linguaggio e la mentalità che devono emergere sono quelle di due uomini già vecchi all’inizio degli anni Settanta, che vivono ancora in un mondo che è ormai archeologia dello spettacolo.
Funzionalissime, anche per l’acustica (racchiudendo bene il palco), le accurate scenografie di Maurizio Balò. Gran successo e applausi reiterati per molti minuti, alla fine, coi due protagonisti visibilmente ben più vivi e vigorosi dei loro personaggi. Il teatro è vita.
Da non perdere. Repliche tutti i giorni fino a domenica 17 marzo (mercoledì, venerdì, sabato, ore 21; giovedì, ore 19; domenica, ore 16); dettagli e biglietti su https://www.teatrodellatoscana.it/it
