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Commissione Ue: Ursula verso il bis. Aspetta un segnale da Giorgia Meloni. Sinistra chiede rinvio del voto

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Ursula von der Leyen e Giorgia Meloni (Foto Commissione Europea)

BRUXELLES – Ursula di nuovo alla guida dell’Ue. L’elezione stamani, 18 luglio 2024. I volti sono stremati, la corsa è stata lunga e tortuosa. Il finale non è scritto, ma sono davvero in pochi a pensare che si possa cambiare: Ursula von der Leyen si avvia a guidare per altri cinque anni la Commissione europea. Ad incoronarla non saranno i 562 voti incassati da Roberta Metsola ma la presidente uscente punta a superare quota 380, migliorando la performance di cinque anni fa.

La Sinistra, a quanto pare fuori dai giochi e in affanno, chiede il rinvio dell’elezione di Ursula von der Leyen a Presidente della Commissione. E accusa: “La Corte europea ha giudicato illegale l’occultamento di informazioni rilevanti, il che ha un impatto significativo sulla rielezione della Presidente della Commissione von der Leyen prevista per domani mattina. L’opacità e i conflitti di interesse sono temi ricorrenti nella sua traiettoria politica; ha una storia di scandali. Quando è troppo è troppo. Dovrebbe essere ovvio che la signora von der Leyen ritiri la sua candidatura”.

Lo farà nel nome di un programma camaleontico, disegnato per strizzare l’occhio alle destra di Ecr su alcuni argomenti e ai Verdi su altri. Il vero rebus, per Ursula, sarà quello dei contorni della sua maggioranza: un tripartito composto da Ppe, Socialisti e Renew o un quadripartito con l’aggiunta dei Verdi? La risposta, in fondo, è nella stessa prassi delle legislatura comunitarie, fatte di maggioranze variabili, spesso molto diverse rispetto a quelle che hanno votato la presidente dell’esecutivo Ue.

Le ultime ore prima del D-Day von der Leyen le ha passate come un fantasma a Strasburgo: chiusa nelle sale protocollari degli edifici dell’Eurocamera, lontana dai riflettori. Impegnata a ultimare le linee guida del programma che, in un intervento di poco meno di un’ora, domani mattina illustrerà all’Aula. I contatti con tutti i gruppi – eccetto i Patrioti e l’Europa delle Nazioni Sovrane – sono stati frequenti e tessuti innanzitutto dallo staff della presidente designata. Con i Verdi c’è una comunione di intenti. Tuttavia, i Greens spingono per una certificazione del loro ingresso in maggioranza, che nel Ppe continua a seminare malumori. E lo stesso Manfred Weber non ha fatto chiarezza: ha per esempio lasciato che la commissione parlamentare Cultura, che toccava ai Patrioti, fosse redistribuita ai Verdi ma, nel voto sulle vicepresidenze, ha inizialmente appoggiato la meloniana Sberna tra le candidate fuori dalla maggioranza Ursula.

Manca il contatto più atteso, quello con Giorgia Meloni. La sensazione, a Strasburgo, è che Fdi alla fine possa votare a favore. Il problema è nella forma della trattativa. Von der Leyen non vuole legare l’assegnazione all’Italia di un commissario forte e di un’eventuale vicepresidenza esecutiva a Palazzo Berlaymont al sì dei meloniani. “In questo momento non sono l’ago della bilancia”, spiegano qualificate fonti parlamentari vicine alla presidente. Certo, i rapporti tra Meloni e von der Leyen sono sempre stati buoni e la presidente della Commissione non ha alcuna intenzione di peggiorarli. Nella sua strategia, Ecr resta fuori dalla maggioranza.

L’ex ministra della Difesa attende un segnale da Meloni a ridosso del voto. Un segnale che in qualche modo certifichi il patto di non belligeranza e la possibile collaborazione tra le due. L’importanza dell’Italia, nello schema che ha in testa Von der Leyen, non si discute. Né sembra sia stata mossa qualche riserva nei confronti dell’ipotesi che sia Raffaele Fitto il commissario. Il ministro per gli Affari Ue, secondo più fonti parlamentari, ha passato il pomeriggio a Strasburgo e avrebbe visto la delegazione di Fdi. E chissà che non ci stato un contatto con la stessa von der Leyen. Nessuna conferma, tuttavia, è arrivata sulla sua presenza. Un fantasma, proprio come la presidente della Commissione in pectore.
Entro le otto di domattina von der Leyen invierà il testo del suo programma ai gruppi. Poi parlerà in Aula, alle 9, dove seguirà il dibattito degli eurodeputati. Alle undici i lavori saranno sospesi e i gruppi si riuniranno per decidere il da farsi ed eventuali osservazioni da apporre al programma. Alle 13 il voto, a scrutinio segreto. Durerà poco meno di due ore.

Sicurezza, accelerazione della difesa europea, tutela della democrazia, competitività saranno alcuni dei pilastri del discorso di von der Leyen. Ci sarà, forte, un richiamo alla stabilità di un’Europa che solo unita può affrontare un mondo segnato dai conflitti, che a novembre potrebbe essere scosso dall’arrivo di Donald Trump. L’appello di von der Leyen sarà per un’Ue forte, forse più pragmatica, ma comunque ancorata al Green Deal. Sarà un discorso con cui la presidente della Commissione, risponderà a suo modo a Viktor Orban. E’ lui, in questo momento, l’avversario numero a cui far fronte all’interno dell’Ue.


Bennucci

Sandro Bennucci

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