
Sanremo 2025: si comincia. Conti: “No ai monologhi, ma non per pressione politica”. Scotti: “Mediaset non vuole il Festival”

Carlo Conti (Foto FB Festival di Sanremo)
L’ultimo giorno di prove è filato via con qualche apprensione. Sull’assenza dei monologhi, cosa che ha acceso il dibattito fra i giornalisti, Carlo Conti chiarisce con forza: “Non ho avuto nessun tipo di pressione, di indicazione politica. Quest’anno meno che mai. Evidentemente l’azienda si è fidata di me, perché conosce il mio modo di lavorare: non cerco le polemiche, anche se ci sono, perché altrimenti non sarebbe Sanremo”. Niente maxi interventi sul palco, dunque, non per evitare di stuzzicare la politica, che con il festival va a nozze, ma “per rispetto dei tempi televisivi. A volte su tanti temi meglio una singola parola che una lunga chiacchierata”.
E se gli si chiede se si definisca antifascista, “certo, che problema c’è? Ma trovo la domanda anacronistica: mi preoccupano altre cose del futuro. Non dovremmo dimenticare quello che hanno fatto i nostri genitori e i nostri nonni per la nostra libertà”
E i protagonisti che cosa fanno? Tony Effe si prepara a cantare ‘sono il classico uomo italiano’ e distribuisce maritozzi con la panna, l’ex trasgressivo Achille Lauro sta per prendere la laurea in romanticismo, Fedez posta soddisfatto su Instagram la copertina di Vanity Fair. Vigilia senza brividi a Sanremo: l’evento mainstream per eccellenza sembra aver normalizzato eccessi e tensioni. , risponde netto il direttore artistico.
Gli fa eco, accanto a lui, Gerry Scotti, co-conduttore della prima serata con Antonella Clerici: “Metà della mia famiglia è stata fucilata dai fascisti”. Il vento della polemica, insomma, soffia lontano dall’Ariston. Anche il dibattito sui temi violenti e sessisti del rap trova la replica pronta di Conti: “Sono cattolico e una delle parabole che mi piace di più è quella del figliol prodigo. Nell’educazione dei figli non voglio demandare tutto alla tv o ai cantanti. Ci sono i genitori che devono fare la loro parte”.
Ammette di aver detto sì al festival “alla settima proposta”, ma rifugge dai confronti con il quinquennio da record che lo ha preceduto: “Per me non è una sfida: i numeri di Amadeus sono imbattibili, con Fiorello ha realizzato cinque festival straordinari, uno con la difficoltà enorme dell’Ariston vuoto per il Covid. Gli ascolti? Mi sveglierò alle 11 per chiederli. Spero di fare un prodotto dignitoso, magari cercando di uguagliare i miei numeri, specie i milioni di spettatori, perché intanto è cambiato l’Auditel, sono cambiati gli orari, ogni sera abbiamo una partita contro… Credo di non dover dimostrare niente, soprattutto a me stesso”.
Nel suo festival corale, ha tenuto a mente la lezione di Ezio Bosso: “La musica è come la vita, si fa solo in un modo, insieme”. Per questo ha “deciso di cambiare ogni sera i compagni di viaggio” e di aprire proprio con il brano che Bosso portò all’Ariston nel 2016 (Following a Bird, ndr), “rielaborato con l’orchestra diretta dal maestro Pinuccio Pirazzoli”.
Formidabile uomo scaletta, promette che le serate chiuderanno subito dopo l’1, che gli spazi comici saranno “schegge”, ma ci saranno momenti di riflessione, come gli interventi di Edoardo Bove, il 22enne centrocampista della Fiorentina al quale è stato installato un defibrillatore, che sabato racconterà la sua esperienza, o di Paolo Kessisoglu e sua figlia che venerdì “racconteranno con una canzone come vivono i ragazzi che si chiudono in camera e non parlano più con i genitori”.
Quanto al futuro del festival, alla luce della sentenza del Tar che ha dichiarato illegittimo l’affidamento diretto dell’evento alla Rai, Scotti esclude l’interesse di Cologno Monzese: “È più facile che io conduca il festival qui alla Rai che Mediaset si prenda il baraccone Sanremo, così la vedo da telespettatore”. E scherza sulla sua presenza all’Ariston come segno di un patto Rai-Mediaset: “Avrebbero dovuto pagarmi di più. Nessuno si è mai posto il problema di fare di me una bandiera bianca. Il nostro amministratore delegato ha detto che il Festival lo vede benissimo sulla Rai. E anch’io lo vedo qui”.
Intanto la Rai, oltre al ricorso al Consiglio di Stato, si prepara a presentare “una proposta autonoma al Comune sulla falsariga della Convenzione”, annuncia il direttore Intrattenimento Prime Time Marcello Ciannamea. Sulla linea del ricorso anche il Comune, che – come la Rai – ha presentato “richiesta di sospensiva”. Ma lasciamo da parte la burocrazia. Si parte. Ciak: si canta
