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Firenze: Chiesa di Sant’Ambrogio, due giorni di festa per la riapertura

Il miracolo del calice di Cosimo Rosselli con l’esterno della chiesa e i ritratti di Marsilio Ficino, Pico della Mirandola e Agnolo Poliziano (prima del restauro)

FIRENZE – Dopo tanti mesi di chiusura e di silenzio dai tempi del Covid, seguiti da lunghi lavori di restauro, riapre a Firenze, con due giorni di festa, la chiesa di Sant’Ambrogio, per molti secoli anello di coesione fra religione, amministrazione cittadina, governo del monastero, attività produttive della città (impersonate dal Proconsolo di tutte le arti), e anche popolo “senza arte né parte”.

Sant’Ambrogio, nel cuore di uno dei pochi quartieri del centro che abbiano ancora residenti, è una delle chiese più antiche di Firenze. Il monastero femminile benedettino è menzionato già nel 988 e la sua chiesa fu dedicata a Sant’Ambrogio, vescovo di Milano che si racconta abbia soggiornato a Firenze tra il 393 e il 394, consacrandovi San Lorenzo, la prima cattedrale fiorentina.

Al monastero è legata una leggenda, illustrata nella chiesa da un affresco di Cosimo Rosselli che ci fa vedere come fosse l’esterno a fine XV secolo, nel Miracolo del calice che si può vedere nella Cappella del Miracolo. Narra la leggenda che nel 1230 Sant’Ambrogio sia stata il teatro di un miracolo eucaristico che influenzò profondamente il culto e la devozione promossa dalle monache: il 30 dicembre un anziano prete, Uguccione, non pulì bene il calice durante la celebrazione della messa e, quando lo riprese in mano, ci trovò dentro della carne e del sangue umano. Le monache che assistevano alla messa rimasero allibite. La sostanza fu trasferita in una fiala di cristallo e portata dal vescovo per un esame approfondito. Dopo qualche tempo la reliquia fece ritorno a Sant’Ambrogio e fu riportata in chiesa con una sontuosa processione festiva.

Nel 1263 accadde il cosiddetto Miracolo di Bolsena (Viterbo), che, confermato dal papa, fu la base per la celebrazione del Corpus Domini. Il miracolo di Sant’Ambrogio ebbe un ruolo importante nella nascita di questo nuovo culto, perciò le monache benedettine si assicurarono che il reliquario contenente la sostanza miracolosa fosse ben protetto e conservato all’interno della chiesa fiorentina. Il miracolo eucaristico di Sant’Ambrogio viene ricordato e celebrato all’interno della Cappella del Miracolo situata sulla sinistra dal presbiterio; la cappella è decorata da un tabernacolo marmoreo scolpito da Mino da Fiesole (1429-1484, sepolto proprio in Sant’Ambrogio) che protegge la reliquia. La decorazione del tabernacolo rappresenta il mistero della transubstanziazione: al centro Gesù Bambino emerge dal calice sorretto da due angeli e al di sopra lo Spirito Santo discende sul calice; in alto, Dio Padre benedice i fedeli.

Il tabernacolo ha la forma classicheggiante, i due pilastri ai lati sono ricoperti da bassorilievi vegetali e la trabeazione è coronata da un bellissimo cornicione. Nel basamento, al di sotto del calice, si “legge” la  storia del miracolo fiorentino: al centro il prete Uguccione mostra la miracolosa sostanza alle monache stupefatte. Le pareti della cappella furono decorate subito dopo da Cosimo Rosselli, ci lavorò tra il 1484 e il 1486. Ai lati del tabernacolo dipinse degli angeli e sul soffitto le figure dei quattro Padri della Chiesa. La parete sinistra rappresenta la scena della processione in Piazza Sant’Ambrogio, coi fedeli radunati per venerare la reliquia.

Già queste opere d’arte valgono la visita alla chiesa, ma Sant’Ambrogio non è un museo: è una chiesa viva, un elemento di identità del suo popolo, che festeggia con la cittadinanza la sua attesa riapertura. Due giorni di incontri sulla storia della chiesa e del suo pregevole patrimonio artistico, sulle esperienze del restauro; giochi e stand illustrativi delle molte e variegate attività  in essere in questa Chiesa, anche negli spazi dell’Oratorio in via Pietrapiana, e nel retrostante giardino. Ingresso libero a tutti gli eventi, porte aperte per accogliere tutti, anche chi non è del quartiere.

Papa Francesco ricordava che ogni comunità cristiana deve offrire ai propri fedeli momenti in cui ripensare gli stili di vita e darsi il tempo per verificare la sua presenza nel territorio e il contributo a renderlo migliore:  la festa sarà dunque l’occasione per accogliere, far conoscere o riscoprire a tutti i visitatori la ricchezza di attività presenti nella parrocchia di Sant’Ambrogio e san Giuseppe. 

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