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Elezioni in Toscana, Giani: “Vinco e governo a modo mio”. Tomasi: “Basta pappa rossa”. Bundu: “La Sinistra sono io”

Antonella Bundu (Toscana Rossa); Eugenio Giani Centrosinistra campo largo; Alessandro Tomasi (Centrodestra)

Non è più tempo di sondaggi, siamo in silenzio elettorale, ma Eugenio Giani si sente proiettato verso altri cinque anni di presidenza della Toscana. Nel suo staff sussurrano che la vera “prova” non saranno le elezioni di domenica 12 e lunedì 13 ottobre, ma gli ostacoli che ha dovuto superare per fare la nuova corsa: “frenata” da Elly Schlein e del segretario regionale del Pd, Emiliano Fossi, che avrebbero voluto bloccarlo. Ossia non ricandidarlo. Con l’aiuto di Giuseppe Conte, che proprio non lo voleva. Giani ha dovuto mobilitare il suo gran seguito e anche i sindaci toscani del Pd, quasi tutti con lui. Arrivando a minacciare di correre, magari solo, con lista capace di portare il suo nome. Ora corre come “il favoritissimo”. Ma ha dovuto accettare un programma vergato da Paola Taverna, “ideologa” dei 5 stelle: che non vuole aeroporto di Firenze, rigassificatore, inceneritore per i rifiuti. Toscana alla Renzo Arbore: “indietro tutta?”. Giani scrolla la testa. Come a voler dire: “Lasciatemi vincere e vedrete”.

Il principale sfidante, Alessandro Tomasi, sindaco di Pistoia e candidato del Centrodestra, dice di non tener conto dei sondaggi: “Altrimenti non mi sarei candidato nemmeno a Pistoia”. E aggiunge di voler togliere alla Toscana quella “pappa rossa” che porta in tavola da 55 anni, cioè da quando è nata la Regione. Missione impossibile, la sua. Ma per questo da seguire con attenzione. La Meloni lo ringrazia e Matteo Salvini azzarda: “Se voteranno in tanti l’impresa potrebbe essere possibile”. Ricordate il Leicester di Ranieri? Vinse la Premier lasciandosi dietro City, United, Liverpool, Chelsea.

A sinistra del Pd, e anche di Avs, ci prova Antonella Bundu, sorella del campione di pugilato Leonard, pronta anche lei a infilare i guantoni: deve arrivare almeno al 5% per entrare in Consiglio regionale. La sua lista, “Toscana Rossa”, si rivolge al passato, a chi votava per il vecchio Pci, ma anche al presente, a una sinistra che passa dai Pro Pal e ammicca a tutti coloro che considerano il Pd “partito dell’apparato” e “del potere”, non più “dalla parte di chi lavora e lotta tutti i giorni”.

I PROTAGONISTI DELLA SFIDA

E allora vediamoli da vicino, i tre candidati. Curriculum, programma, ambizioni.

EUGENIO GIANI – Eugenio Giani, 66 anni, cerca la riconferma a presidente della Regione Toscana, col sostegno del campo largo che in questa nuova tornata punta a decollare dopo le sconfitte nelle Marche e in Calabria. Scuola, lavoro, infrastrutture e sanità sono tra le priorità del programma elettorale di Giani.

“Il mio obiettivo è che il campo largo in Toscana sia l’alleanza che in Italia avrà il miglior risultato”, ha dichiarato in occasione del via ufficiale della campagna elettorale lo scorso 15 settembre. Giani può contare su un vasto campo progressista: oltre ovviamente al Pd, ci sono Avs, M5s, e poi, riuniti nella lista civica ‘Casa riformista’ Iv, Più Europa, Psi,e Pri. Nel 2020 – quando ha corso sostenuto da Pd, Iv +Europa, Europa Verde Progressista Civica, Orgoglio Toscana per Giani Presidente, Sinistra Civica Ecologista, Svolta! – è stato eletto presidente della Regione Toscana con il 48,62% dei voti, superando l’avversaria del centrodestra Susanna Ceccardi (che raccolse il 40,46%) e la competitor del M5s Irene Galletti (6,4%).

Nel corso del suo mandato ha lanciato iniziative come ‘nidi gratis’ e ‘libri gratis’, la legge sul fine vita e il salario minimo. Da presidente ha voluto anche la legge sulla Toscana diffusa, approvata nel 2025, con l’obiettivo di rilanciare le aree interne della regione.

Nato il 30 giugno 1959 a Empoli (Firenze), laureato in giurisprudenza all’Università di Firenze, avvocato, Giani è un politico di lungo corso del centrosinistra: è stato in passato consigliere comunale a Palazzo Vecchio, assessore con numerose deleghe (dalla mobilità allo sport), presidente del Consiglio comunale e di quello regionale. Proprio da assessore allo sport, nel 2002, è stato decisivo il suo intervento, insieme all’allora sindaco Leonardo Domenici, per la rinascita della Fiorentina. Oltre allo sport la sua passione è quella per la storia e la cultura: ha scritto libri dedicati a Firenze e non solo.

ALESSANDRO TOMASI – “Se avessi guardato i sondaggi, non mi sarei nemmeno candidato a sindaco di Pistoia”: nelle ultime settimane lo ripete spesso Alessandro Tomasi, che di Pistoia dal 2017 è primo cittadino. Su di lui, 46 anni, il centrodestra punta per una prima storica vittoria alle elezioni regionali in Toscana, ribaltando il pronostico favorevole a Eugenio Giani, governatore uscente del centrosinistra.

Esponente di Fratelli d’Italia, di cui è anche coordinatore regionale, è sostenuto anche da Lega, Forza Italia, Noi Moderati e dalla lista civica ‘E’ ora’. Nell’ultimo anno ha firmato l’ordinanza di sgombero per i locali della parrocchia di Vicofaro, dove don Biancalani aveva accolto fino a 150 migranti “in condizioni inaccettabili”, ma ha anche dato il patrocinio del Comune al Toscana Pride di Prato scontentando i tradizionalisti.

E in campagna elettorale per le regionali ha puntato sui temi dello sviluppo economico, della sicurezza con la necessità di un Cpr, della sanità (con sprechi da ridurre) e dell’emergenza casa soprattutto per i giovani, criticando il governo Meloni per il taglio al contributo affitti.

Nato a Pistoia, laureato in Scienze politiche a Firenze sposato con Stella dal 2010 e padre di Manfredi e Marco, Tomasi ha abbracciato presto la politica: presidente provinciale dei giovani di An a Pistoia, nel 2007 è entrato in consiglio comunale e nel 2017 è stato eletto sindaco, prima volta per un esponente del centrodestra dalla Liberazione. La vittoria-bis del 2022, al primo turno, ha fatto di lui il candidato naturale del centrodestra (ma l’investitura ufficiale è arrivata in extremis) per la Regione, alla luce di un appeal capace di andare oltre il tradizionale elettorato di riferimento, e che lo pone oggi come il sindaco toscano più apprezzato nel Governance Poll de Il Sole 24 Ore. 

BUNDU – Antonella Bundu, 55 anni, fiorentina, “nera, donna e di sinistra”, come si autodefinisce, è la candidata di Toscana Rossa, la lista che mette insieme Rifondazione comunista, Potere al popolo e Possibile. Punta a riportare in Consiglio regionale la sinistra radicale, rimasta esclusa dopo le elezioni del 2020. Impiegata in uno studio di architettura, attivista per i diritti civili, impegno iniziato alla fine degli anni ’80 con Oxfam, quando viveva a Liverpool, l’ingresso in politica di Bundu è invece più recente.

La prima esperienza risale al 2019 candidata sindaco a Firenze in una coalizione che comprendeva Sinistra italiana, Potere al popolo e Firenze città aperta. Eletta a Palazzo Vecchio, è stata capogruppo per cinque anni; nel 2024 ha passato il testimone come candidata sindaco per Sinistra progetto Comune, correndo per consigliera comunale, rimanendo però esclusa.

Madre fiorentina e padre della Sierra Leone, nel corso di questa campagna elettorale Bundu è stata più volte oggetto di insulti razzisti sui social. Pace, ambiente, lavoro e sanità i quattro pilastri programmatici per la candidata di Toscana Rossa, che rivendica la propria “coerenza” e “non ambiguità”, avendo mantenuto le stesse posizioni su temi “divisivi” nelle altre coalizioni: dal no all’ampliamento dell’aeroporto fiorentino di Peretola alla contrarietà al comando Nato a Rovezzano, passando per il sì alla ripubblicizzazione dell’acqua e al salario minimo.

“Pensiamo di essere l’unica alternativa. Noi siamo sempre stati in piazza, siamo sempre stati a fianco delle vertenze. Noi continuiamo a fare quello che abbiamo fatto in questi anni sul territorio”. Superato lo scoglio delle 10mila firme da raccogliere per la presentazione della lista, tra gli obiettivi di Toscana Rossa c’è la modifica della legge elettorale regionale, perché lo sbarramento al 5% non garantirebbe la reale rappresentanza della volontà popolare. Lei intanto prova a fare la Tamberi rossa: e a saltare l’ostacolo.


Sandro Bennucci

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