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Strage di ebrei a Sidney: i killer sono padre e figlio. 16 morti, 38 feriti. La storia del fruttivendolo eroe

SIDNEY (AUSTRALIA) – E’ finito nel sangue, con una delle più gravi stragi d’odio antisemita al di fuori di Israele un pomeriggio di festa. Una delle spiagge più famose dell’Australia è stata il teatro della sparatoria più grave nel Paese negli ultimi trent’anni. A Sydney, Bondi Beach era gremita di centinaia di persone accorse per celebrare l’inizio dell’Hanukkah, la festa ebraica denominata ‘festa delle luci’, quando due uomini armati di fucili semiautomatici, si scoprirà poi che erano padre e figlio di 50 e 24 anni, hanno aperto il fuoco sulla folla, uccidendo 16 persone, tra cui una bambina di 12 anni e il rabbino della città, Eli Schlanger.

Altre 38 persone sono rimaste ferite, mentre non risultano italiani coinvolti. L’attentatore cinquantenne è stato ucciso. L’altro è ferito gravemente in ospedale. A neutralizzarli l’intervento della polizia ma anche il coraggio di un passante, un fruttivendolo, l’eroe della giornata, che ha disarmato a mani nude uno degli attentatori.

Parliamo subito di lui: è Ahmed al Ahmed, fruttivendolo di 43 anni, sposato e papà di due figli, eroe della giornata. Per i media locali è musulmano, anche se il premier Nethanyahu ha parlato di “apice dell’eroismo ebraico”. Di certo, nonostante nelle immagini non mostri la minima indecisione nell’azione, non ha alcuna esperienza di armi. Tutt’altro: nella vita appunto fa il fruttivendolo a Sutherland, sobborgo a 26 chilometri da Sydney.

E’ solo un passante che ha deciso di intervenire e che probabilmente con la sua decisione ha salvato diverse vite. Le immagini circolate sui social media sono forti. Il 43enne, sgusciando non visto tra le auto parcheggiate, riesce a bloccare un attentatore. Dopo una breve colluttazione gli strappa il fucile, puntandoglielo contro. L’attentatore, a quel punto inoffensivo, si allontana , dirigendosi verso l’altro terrorista. Quest’ultimo poco dopo fa fuoco verso Ahmed, probabilmente colpendolo. Lui, nonostante le ferite, resta lucido e non risponde al fuoco. Anzi, appoggia il fucile ad un albero. Il premier australiano Antony Albanese osserva come “abbiamo visto gli australiani oggi correre incontro al pericolo per aiutare gli altri. Questi australiani sono eroi”. 

Prima dell’intervento di Ahmed, gli attentatori, padre e figlio, hanno fatto in tempo a seminare il terrore. Fonti della polizia hanno riferito all’emittente australiana Abc che i due uomini armati che hanno aperto il fuoco sono Naveed Akram, 24 anni, ancora ricoverato in ospedale sotto custodia della polizia, mentre suo padre, 50 anni, è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco in uno scontro a fuoco con la polizia.

Tra le vittime anche il rabbino di Sydney Eli Schlanger, una bambina di 12 anni e un sopravvissuto all’Olocausto. Due agenti di polizia sono gravissimi. Una carneficina, che poteva essere persino più grave: la polizia ha trovato rudimentali ordigni esplosivi su un veicolo nella zona dell’attacco.

“Uno di questi individui ci era noto, ma non in una prospettiva di minaccia immediata” ha fatto sapere l’intelligence di Canberra. Anche due donne sono state portate via dalla polizia. Le indagini proseguono. “Un atto di malvagio antisemitismo che ha colpito al cuore la nazione – ha commentato intanto il primo ministro Anthony Albanese – Il male che si è scatenato a Bondi Beach è incomprensibile”.

All’Australia e alla sua comunità ebraica è arrivata la solidarietà dei principali leader internazionali, insieme a quella della comunità musulmana australiana e dell’Autorità Palestinese. Israele però ha puntato il dito contro Canberra, ‘colpevole’ a suo dire di avere tra l’altro riconosciuto lo Stato Palestinese: il governo australiano “ha gettato benzina sul fuoco dell’antisemitismo – ha affermato il premier Benyamin Netanyahu – Si diffonde quando i leader rimangono in silenzio”.

La strage è avvenuta nel tardo pomeriggio. La festa ‘Chanukah by the Sea’ era iniziata alle 17 ora locale ad Archer Park, una spianata erbosa proprio a ridosso della spiaggia. La locandina dell’evento prometteva “spettacoli dal vivo, musica, giochi e divertimento per tutte le età”. “Portate i vostri amici, portate la famiglia – si legge sui volantini – Riempiamo Bondi di gioia e di luce!”.

Ci sono circa mille persone alla festa. E’ domenica, anche la spiaggia è ancora piena di gente. Uno sparo, poi altri, poi altri ancora: sembrano non finire mai, riferiranno i testimoni. E’ il panico. La prima telefonata al numero d’emergenza arriva alle 18,47. Alle spalle del parco c’è uno stradone, Campbell Parade, con un ponte pedonale rialzato: un punto di fuoco ideale per il prato della festa. E’ da qui che due uomini in maglietta nera caricano, mirano, sparano sulla gente coi loro fucili, poi ricaricano e sparano ancora. Uno dei due scende dal ponte imbracciando l’arma e riprende a far fuoco da lì. E’ un errore: un passante, come detto, Ahmed al Ahmed, 43 anni, trova il coraggio di sgusciare tra le macchine parcheggiate e salta addosso al terrorista, gli strappa il fucile di mano e glielo punta contro.

“Un vero eroe – dirà più tardi il premier del Nuovo Galles del Sud Chris Minns – Molte persone questa notte sono vive grazie a lui”. Il terrorista, ormai disarmato, perde l’equilibrio, poi si rialza e torna verso il ponte dal complice, che nel frattempo vedendo l’altro in difficoltà spara contro Ahmed, ferendolo al braccio. Un video girato da un drone che volteggia sopra il ponte riprende poco dopo il 50enne a terra, privo di sensi. L’altro terrorista, il figlio, è ancora in piedi e continua a fare fuoco, da un lato del ponte e poi dall’altro, riparandosi dietro le spallette, ma gli agenti che avanzano sparando tra le auto ormai lo hanno accerchiato. Viene colpito anche lui, cade al suolo. E’ finita.

I bagnini aiutano a portare via i feriti sulle tavole da surf. Sulla spiaggia di Bondi, quando ormai è calato il sole, restano il suono delle sirene e il pianto di chi era andato al mare per partecipare a una festa e si è ritrovato, senza nessuna colpa, vittima di una mattanza. 

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