Manovra: aiuti del governo a imprese e Tfr. Nuovo emendamento in commissione. C’è anche Giorgetti

ROMA – Nuovo emendamento del governo con aiuti a imprese e Tfr. Commissione riunita, c’è Giorgetti. In Commissione è arrivato il nuovo emendamento del governo alla manovra con le misure per le imprese che avrebbero dovuto confluire in un decreto a parte.
E’ stato fissato alle 12 il termine per la presentazione dei subemendamenti al nuovo emendamento del governo alla manovra. I senatori e il ministro stanno discutendo
delle novità introdotte con la proposta di modifica.
Nel provvedimento ci sono le risorse per i crediti d’imposta Transizione 5.0 e Zes, le misure sul Tfr, tra cui l’adesione automatica alla previdenza complementare per i neo assunti, il contributo da 1,3 miliardi a carico delle assicurazioni, le risorse per il Piano casa e il rifinanziamento degli stanziamenti relativi al Ponte sullo Stretto di Messina, dopo le ultime decisioni della Corte dei Conti.
L’emendamento conferma lo stanziamento di 1,3 miliardi per incrementare le risorse destinate al credito d’imposta Transizione 4.0, i cui fondi sono andati esauriti. Confermate anche le risorse aggiuntive, fino a 532,64 milioni di euro, per le aziende che hanno fatto domanda per il credito d’imposta per la Zes unica.
Vengono inoltre incrementate le aliquote relative alla Zes unica per l’agricoltura, la pesca e l’acquacoltura. Per quanto riguarda il contributo a carico delle assicurazioni, si stabilisce che entri il 16 novembre di ogni anno, gli assicuratori versino a titolo di acconto una somma pari all’85% del contributo dovuto per l’anno precedente. L’emendamento incrementa inoltre dal 2026, di un ulteriore 0,1% annuo, il tetto per la spesa farmaceutica per acquisti diretti.
Alla copertura, pari a 140 milioni di euro annui – si legge nella relazione tecnica – si provvede attraverso la riduzione del Fondo per i farmaci innovativi che pertanto dal 2026, “è rideterminato da 1.300 milioni di euro annui a 1.160 milioni di euro annui”.
Torna la misura per l’ampliamento dei soggetti tenuti al versamento del Tfr al Fondo Inps per l’erogazione del contributo. Si prevede, infatti, secondo quanto si legge anche nella relazione tecnica, che dal primo gennaio 2026 vi rientrino “anche i datori di lavoro che, negli anni successivi a quello di avvio dell’attività, hanno raggiunto o raggiungano la soglia dimensionale dei 50 dipendenti”.
In via transitoria è, però, previsto per il biennio 2026-2027 che tale inclusione sia limitata ai datori di lavoro con un numero di dipendenti non inferiore a 60. Dal 2032 è invece prevista l’estensione dell’obbligo del versamento per le aziende con un numero di dipendenti non inferiore a 40.
La norma prevede anche che a partire da luglio sia previsto un meccanismo di adesione automatico alla previdenza complementare per tutti i neo assunti. Questi avranno comunque la facoltà di rinunciare entro 60 giorni oppure, entro lo stesso termine, di scegliere un fondo complementare diverso.
La relazione tecnica che accompagna l’emendamento indica l’impatto e la possibile adesione alla previdenza complementare. Per quanto riguarda il primo aspetto, quello relativo alle imprese con 50 dipendenti, si stima una platea di potenziali interessati pari a 2,5 milioni di lavoratori. Il monte retributivo dei potenziali aderenti è pari a circa 64 miliardi di euro che nel 2032 salirà ancora di 10,5 miliardi quando l’obbligo scatta per le imprese tra i 40 e i 49 dipendenti.
Per l’adesione automatica dei nuovi assunti, invece, si ipotizzano circa 100mila lavoratori l’anno, con un profilo parzialmente crescente di circa 25mila dipendenti l’anno.
Salta inoltre la possibilità di andare in pensione di vecchiaia anticipatamente cumulando gli importi di forme pensionistiche di previdenza complementare. Il nuovo emendamento del governo sopprime una norma introdotta dalla legge di bilancio dello scorso anno, ottenendo così risparmi annuali fino a 130,8 milioni nel 2035 sulla spesa pensionistica nei prossimi anni.
Viene quindi cancellata la possibilità, in vigore dal 2025, di computare, su richiesta, anche il valore di una o più rendite di forme pensionistiche di previdenza complementare ai soli fini del raggiungimento degli importi mensili richiesti per accedere alla pensione di vecchiaia con almeno 20 anni di contributi e se si è pienamente nel regime contributivo.
