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Natale 2025: arcivescovo Gambelli celebrerà la messa a Sollicciano. “Luce accesa sui detenuti”. Ricordo di “Dodo” Mugnaini

FIRENZE – L’arcivescovo di Firenze Gherardo Gambelli celebrerà la Messa nel giorno di Natale nel carcere di Sollicciano. Lo ha annunciato questa mattina durante il saluto ai giornalisti. «Vorrei – ha spiegato – che ci fosse sempre una luce accesa sulle persone in carcere. Le statistiche ci dicono che la recidiva dei reati è al 75 per cento: è un fallimento. Mi meraviglia che di fronte a questo non si faccia nulla. Il mio vuole essere un segno di vicinanza ma anche di denuncia».

Il saluto si è aperto con un ricordo di Domenico Mugnaini, per i colleghi affettuosamente “Dodo”, direttore di Toscana Oggi, scomparso un mese fa. Gambelli ha ribadito la stima e l’affetto per un giornalista che ha svolto la professione con passione e competenza.

Al ricordo di Mugnaini si sono uniti anche il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Toscana Giampaolo Marchini e il presidente dell’Associazione stampa Sandro Bennucci.

L’arcivescovo ha parlato anche del Giubileo, che a livello diocesano si chiuderà il 28 dicembre con una celebrazione in cattedrale: «Il Giubileo si chiude, ma rimane l’apertura alla speranza. L’anno giubilare – ha aggiunto – si è incrociato con il cammino sinodale, che ha cambiato il nostro modo di vivere le relazioni nella Chiesa. Cambiare il modo di vivere nelle parrocchie può aiutare a cambiare le relazioni nella società. ”Io sono perché noi siamo”, dicono in Africa: viviamo di relazioni e da qui possono partire anche percorsi di pace. Ascoltare le persone, soprattutto le più povere, può illuminarci su come rispondere alle sfide».

«L’eredità di papa Francesco – ha proseguito – ci accompagnerà: abbiamo celebrato da poco i dieci anni dalla sua visita a Firenze, ricordando il bellissimo discorso che fece in cattedrale. Sono molto legato all’immagine della medaglia spezzata che ci lasciò».

Sul suo impegno in diocesi, Gambelli ha annunciato: «Vorrei fare una visita pastorale ”alternativa”: chiedo di conoscere realtà in cui si vive l’attenzione agli esclusi, ai più deboli, anche non direttamente legate alla parrocchia. Da parte mia c’è voglia di collaborare». Papa Leone, ha ricordato l’arcivescovo, ha dedicato la sua prima esortazione all’amore per i poveri, indicando una Chiesa che non ha nemici da combattere ma solo uomini e donne da amare.

«La Chiesa è chiamata a mettere in atto lo stile del buon samaritano: è questo lo stile che vogliamo vivere». Riguardo all’insegnamento della religione a scuola, Gambelli ha osservato che «il bello attira». «Sono stato invitato in alcune scuole – ha detto – e credo che dove gli insegnanti vivono il loro lavoro con passione, come una missione educativa, la loro presenza sia apprezzata. Conosco esperienze molto belle. Mi ha colpito la grande partecipazione alla mostra del Beato Angelico: è segno anche di un desiderio di spiritualità. L’insegnamento della religione può aiutare a comprendere l’arte».

A una domanda su Firenze, Gambelli ha risposto: «L’overtourism è un tema che preoccupa: a volte la città è invasa. È una battaglia difficile proporre attività che aiutino a non vivere Firenze come un museo. C’è un esodo, una vera emorragia di abitanti dal centro storico che fa tristezza: lo spopolamento impoverisce il cuore della città. Credo nella sinergia tra le istituzioni per affrontare certe crisi, anche nell’accoglienza delle persone straniere. Girando vedo tante realtà e associazioni che fanno cose molto belle».

Sull’educazione all’affettività nella scuola, l’arcivescovo ha concluso: «Sarei contento che questo percorso potesse svilupparsi, certamente con il consenso delle famiglie, che sono le prime responsabili dell’educazione. C’è un grande bisogno educativo, anche in risposta ai social, che spesso diseducano. Mi ha colpito l’intervento di Gino Cecchettin a Palazzo Vecchio. Credo sia necessario creare alleanze educative tra scuola, famiglie, parrocchie, oratori e mondo dello sport».

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