Te Deum di Gambelli in Duomo: “L’anno 2025 segnato da guerre, povertà, morti nel Mediterraneo. Ma vince la fiducia”

FIRENZE – Il 2025 è stato “un anno ancora segnato dalla tragedia delle guerre in Ucraina e in Terra Santa, dove la pace grida la sua urgenza, e da tanti altri conflitti per i quali ogni giorno si piangono vittime innocenti, mentre la spesa per gli armamenti ha raggiunto cifre da record”.
Lo ha detto monsignor Gherardo Gambelli, arcivescovo di Firenze, nell’omelia proclamata oggi pomeriggio nel Duomo di Firenze per il Te Deum di ringraziamento di fine anno: “Nella nostra società persistono l’ingiustizia e una povertà che colpisce sempre più nostri connazionali e poi uomini, donne e bambini che arrivano da paesi lontani in fuga dalle guerre e dalla fame, fra questi, i migranti che continuano a morire nel Mediterraneo in cerca di una vita migliore”.
“Anche a questo 2025 che consegniamo agli annali della storia – ha continuato Gambelli – ha registrato “la realtà delle numerose fatiche, delle trepidazioni, dei timori e delle delusioni. Non ci è stata risparmiata del resto, qua e là, la frustrazione di una profonda disillusione”.
Nel giorno di Natale, ha ricordato ancora l’arcivescovo di Firenze, “i giornalista Antonio Polito, sul Corriere della Sera, ha indicato la paura come parola dell’anno 2025. A corredo dell’articolo, il commento era affidato a una foto di Gaza City distrutta dai bombardamenti, macerie a perdita d’occhio. Il 2025 in una parola: “paura”, e il sottotitolo recitava: “Gaza è stata trasformata in deserto, le classi medie temono la povertà”.
“Paura, deserto, povertà – ha commentato monsignor Gambelli – Penso: la paura della guerra, nutrita da un vocabolario corposo di parole aggressive e da scelte ed azioni che chiamano bene il male e male il bene, fino a far credere che la guerra, e non la pace, sia inevitabile; il deserto che nasce dal disprezzo per la vita umana e nega un futuro abitato e abitabile a chi riceve come regalo soltanto morte e macerie; la povertà che toglie respiro e dignità alle famiglie, che moltiplica le solitudini, che mette in fila un numero crescente di persone là dove ancora si distribuisce aiuto e un briciolo di umanità”.
L’arcivescovo di Firenze ha ricordato anche che l’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani ha scelto “fiducia” come parola dell’anno del 2025.
“Senza fiducia il futuro svanisce perché svanisce la possibilità di costruire relazioni autentiche e generative. Fiducia è dire a qualcuno ‘mi fido di te, io credo in te’ – ha aggiunto – Niente come la fiducia è capace di liberare potenzialità inespresse, di far esistere ciò che si spera, di spingere qualcuno a compiere ciò che già porta dentro di sé. Fidarsi espone alla delusione, certo, ma è il solo sguardo che intuisce e invera gli orizzonti, perché scommette sul bene, nascosto ma presente, e ne favorisce lo sviluppo. Fiducia: un tentativo neppure malcelato di ricomporre un mondo sempre più frammentato. Senza negare ciò che è rotto, ma affermando il potere di amare ciò che è riaggiustato”.
