Euro: via i pagamenti al centesimo. Stop a 6 miliardi di monetine da 1 e 2 cent. Arrotondamenti selvaggi?
ROMA – Il rischio? Un rincaro surrettizio dei prezzi. Arrotondando al rialzo. Una montagna di oltre 6 miliardi di monetine da uno o due centesimi. Sono quelle che hanno appesantito le tasche degli italiani dall’ingresso nell’euro
nel 2002 e che dal prossimo anno potrebbero iniziare lentamente a sparire. Se passerà, come sembra nell’orientamento di maggioranza e governo, l’emendamento del Pd alla manovra, dal primo gennaio 2018 infatti sarà sospesa l’emissione delle monete da 1 e 2 cent che, secondo le stime, hanno un costo di produzione sproporzionato rispetto al loro valore. Se i centesimi non saranno più prodotti, spiega però il primo firmatario della proposta Sergio Boccadutri, questo non significa che quelle in circolazione non avranno più valore o non si potranno più usare. Non solo, per i pagamenti con le carte (bancomat, carte di credito, ecc) i prezzi resteranno al centesimo. Sarà sui pagamenti cash che andrà studiato un meccanismo di arrotondamenti che non penalizzi i consumatori, e già il deputato dem sta lavorando a una riformulazione in questo senso del suo emendamento, prevedendo anche controlli ad hoc degli effetti della norma.
Gli effetti inflattivi, aggiunge il deputato, si annullerebbero perché l’arrotondamento avverrebbe comunque sul totale dello scontrino, a volte per eccesso, a volte per difetto. Ma il rischio è che, alla finer, paghi sempre di più il consumatore. A fine 2016, secondo i dati pubblicati sul sito della Banca d’Italia, le emissioni nette (cioè la differenza tra le monetine emesse e quelle versate a via Nazionale) nei primi 15 anni dell’euro (dal 2002 al 2016) ammontano a 3,526 miliardi di monete da 1 centesimo e 2,781 miliardi di monetine da 2 centesimi. Con costi non indifferenti per lo Stato, visto che, secondo gli ultimi dati prodotti sempre da Boccadutri per una mozione presentata già nel 2013, considerando anche i 2 miliardi di monete da 5 cent, i costi arrivavano a circa 362 milioni di euro, a fronte di un valore reale di 174 milioni, considerando che i costi per ogni moneta da 1 cent ammonterebbero a 4,5 centesimi; quelli di ciascuna moneta da due cent a 5,2 cent; quelli di ciascuna moneta da 5 cent a 5,7.
Lo stop al conio delle monetine, spiega il deputato, varrebbe un risparmio di circa 20 milioni l’anno. Se l’accordo sostanziale sulle monetine già sarebbe stato trovato, non ci sarebbero invece chance per la riapertura dei termini per la rottamazione delle cartelle, richiesta da M5S, Scelta Civica e gruppo Misto. Quanto al capitolo giochi, sarebbe invece in corso una riflessione su una revisione delle norme, con l’obiettivo di ridurre l’aumento del Preu, il prelievo erariale unico sulle vincite.