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Meredith, la politica si fa largo in aula

Il Palazzo di Giustizia a Firenze
Il Palazzo di Giustizia a Firenze

Chi si lamenta della lentezza della giustizia in Italia questa volta è stato sconfessato. Un’insolita, quasi strana, fretta ha colpito nel giro di poche ore Alessandro Nencini, presidente della seconda sezione penale della Corte di Appello di Firenze, reo di aver rilasciato – secondo l’ «accusa» – interviste inopportune sul processo per l’omicidio Meredith, anticipando di fatto parte della motivazione della sentenza di condanna dei due giovani imputati: Amanda Knox e Raffaele Sollecito.

Del caso, anzi del «non caso» Nencini, FirenzePost si è già occupata in due editoriali, l’ultimo dei quali a firma di Antonio Lovascio ed a cui, per brevità, rimandiamo.

La novità è la scesa in campo del ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, che con particolare tempestività  ha chiesto ai suoi ispettori «accertamenti preliminari» sul caso che riguarda il giudice fiorentino. Che ora rischia un provvedimento disciplinare, nel caso fossero riscontrate anomalie nel suo comportamento.  Un atto dovuto quello del ministro, si dirà. Quello che colpisce è la fretta.

Altrettanta rapidità nel biasimare il giudice fiorentino c’è stata da parte dell’Associazione nazionale magistrati e da alcuni membri laici (in quota Forza Italia) del Consiglio superiore della Magistratura. Questi ultimi hanno già presentato alla Presidenza un documento nel quale si chiede che il caso sia preso in esame dalla prima commissione del Csm, competente per i trasferimenti d’ufficio dei magistrati per incompatibilità ambientale e presieduta da Annibale Marini, anche lui di centro destra, che però – dato il suo ruolo – non ha firmato la richiesta.

Sullo sfondo, ma non troppo, i difensori di Raffaele Sollecito che hanno annunciato la presentazione di un esposto contro il giudice Nencini indirizzato anche al Procuratore generale della Cassazione. Tra questi spicca l’avvocato Giulia Bongiorno, legale di Gianfranco Fini e già Presidente della Commissione Giustizia della Camera dal 2008 al 2013, prima in quota Pdl poi Fli.

Più che il diritto sembra scesa in campo la politica. Più che sugli imputati riconosciuti colpevoli di omicidio volontario, i riflettori si spostano sul giudice che li ha condannati. Della giovane Meredith Kercher, uccisa a coltellate, si ricorda solo il fratello Lyle, che da Londra – attraverso il Daily Mirror – attacca le autorità americane, chiedendo l’arresto di Amanda Knox, in attesa che l’Italia avvii la procedura di estradizione. Ma in Italia la priorità sembra sia quella di pensare al giudice. E ai risvolti mediatici del caso.

 

 

amanda knox, Caso Meredith, raffaele sollecito


Sandro Addario

Giornalista

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