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Pensioni: ecco il piano di Renzi per tartassarle ancora di più

Le tasse pesano molto sui pensionati
Le tasse peseranno ancora di più: anche su pensioni intorno ai 2.000 euro lordi al mese

Risulta che Renzi un’ ipotesi pronta sul tavolo ce l’abbia da più di un anno. L’ha formulata uno dei suoi più ascoltati consiglieri economici, l’ex partner di McKinsey – e ora parlamentare Pd – Yoram Gutgeld.

CONTRIBUTO – A luglio dell’anno scorso lo stesso premier ne parlò nel corso di un’ intervista concessa a Enrico Mentana, quando ancora il sindaco di Firenze aspirava “soltanto” alla guida del partito. L’ipotesi – tuttora in piedi secondo indiscrezioni – è quella di chiedere un contributo di solidarietà del dieci per cento e di stabilire un blocco della indicizzazione biennale a coloro i quali percepiscono una pensione con il sistema retributivo superiore ai 3.500 euro al mese. Ma nulla vieta che, per far cassetta e per coprire i provvedimenti promessi per gli esodati, l’asticella  – come dice il ministro Poletti – possa essere posta più in basso, cioè intorno ai 2.000 euro lordi al mese.

La ratio della proposta è semplice: questi pensionati ricevono una pensione ben più alta di quella percepita da chi è andato in pensione dopo la riforma Dini del 1996, che ha progressivamente eliminato quel tipo di trattamenti. Si tratta di un’ipotesi che s’inserisce molto bene nel quadro delineato dal ministro del welfare Giuliano Poletti e dal sottosegretario Luigi Bobba.

RETRIBUTIVO – Il sistema retributivo permetteva di ottenere una pensione sulla base dell’ultima busta paga; di qui il malcostume, allora in voga in ministeri e uffici pubblici, di concedere scatti di carriera a pochi giorni dall’uscita dal lavoro. Oggi, con il sistema contributivo, il calcolo della pensione viene fatto tenendo conto dei contributi effettivamente versati. Ma la stortura generazionale causata dai generosi assegni di una volta è intatta.

RIEQUILIBRIO – Che ci sia la necessità di riequilibrare il sistema pensionistico lo ha scritto anche Carlo Cottarelli nel suo rapporto sulla spending review. Fra contributi di solidarietà (per il 15 per cento dei pensionati), blocco delle indicizzazioni, aumento di un anno dell’anzianità delle donne e revisione delle pensioni di reversibilità Cottarelli calcolava che era possibile risparmiare 1,8 miliardi nel 2014, 2,4 nel 2015, 3,4 nel 2016. Ma alcune sentenze della Corte Costituzionale hanno bocciato gli ultimi contributi di solidarietà sui redditi più alti varati dai governi Berlusconi e Monti. Se non vorrà incorrere in una nuova bocciatura, il governo dovrà evitare tagli solo ad alcune categorie di pensionati e riutilizzare i fondi all’interno del sistema previdenziale. Ma i ricorsi dei pensionati, tartassati ingiustamente e pervicacemente dagli ultimi governi, sono sempre in agguato.

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Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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