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Matteo Renzi ed Enrico Rossi

Matteo Renzi ricandida Rossi alla presidenza della Regione Toscana

Matteo Renzi ed Enrico Rossi
Matteo Renzi ed Enrico Rossi

FIRENZE – Il nodo per la presidenza della Regione doveva essere sciolto in settembre. O comunque all’avvio dell’autunno, come FirenzePost aveva più volte annunciato. Matteo Renzi ha bruciato le tappe: oggi ha fatto sapere quanto “sia naturale che Enrico Rossi continui a essere governatore della Toscana”.

E lui, il governatore uscente e ora quasi certamente rientrante, al volo ha risposto: presente. Dicendo: “Accolgo molto volentieri il pronunciamento del presidente Renzi. Ovviamente spetterà agli organismi dirigenti del partito decidere, ma la dichiarazione del segretario nazionale del Pd è un assist formidabile che mi dà la forza sia per concludere bene la legislatura, sia per affrontare con piglio vincente la prossima campagna elettorale”.

SOLLIEVO -Alla fine di questa frase, dovremo aggiungere un sospirone di sollievo. Perché il nuovo via libera è come un peso che gli sia stato tolto dallo stomaco. Lo conosco da una quindicina d’anni, da quando arrivò in Regione, chiamato dall’allora governatore, Claudio Martini, per fare l’assessore alla sanità, ma raramente, almeno negli ultimi mesi, l’ho sentito così soddisfatto. Per telefono, fuori dalle dichiarazioni virgolettate, mi ha detto che ritiene il riconoscimento di Matteo come un attestato per il lavoro fatto al servizio della Toscana. E una spinta fondamentale per preparare il lavoro (beninteso in caso di vittoria alle elezioni della prossima primavera) per i prossimi cinque anni.

Diciamola tutta: non era per nulla scontata la ricandidatura di Rossi. E non per via dei vecchi dissapori, degli scontri e dei dispettini reciproci di quando Renzi era sindaco di Firenze e mandava messaggi per far capire che comandava lui. Acqua passata.

BOSCHI – Superati gli ostacoli, Renzi guarda avanti, prepara lo slancio per quelli futuri, cancellando il passato. I problemi erano altri. Anche la posizione di Maria Elena Boschi. Era verissima la rivelazione di FirenzePost: un paio di mesi fa, quando non si sapeva se il patto del Nazareno con Berlusconi potesse reggere alla prova di Palazzo Madama, il premier pensava davvero di paracadutare la Boschi in Toscana. E affidare ad altre mani le riforme costituzionali. Lei non l’aveva presa benissimo: era, politicamente s’intende, miss Italia e la mandavano a fare la miss della Toscana.

Poi, piano piano, i suoni al Senato si sono aggiustati, fino al tripudio finale di abbracci con compagni di partito (Anna Finocchiaro), compagni di strada (Ncd di Alfano, compagni di codata (Paolo Romani di Forza Italia). E si è aggiustata anche la posizione di Rossi, su vari fronti. Per esempio sulla vicenda del Pit (leggi aeroporto di Peretola): ha fatto in modo da avere il sì del Consiglio regionale alla nuova pista da 2.000 metri, ben sapendo che, alla fine, spetterà all’Enac l’ultima parola: che dirà aggiungendo altri 400 metri. In nome della sicurezza dei voli. Rossi ha messo la faccia sulla Concordia, insistendo per Piombino. Ma ha saputo accettare di perdere la partita a favore di Genova, dove probabilmente erano più forti gli interessi e le pressioni. Anche all’interno dello stesso Pd.

SACCARDI – Per il resto, non so se ci avete fatto caso, Rossi ha quasi sempre appoggiato, come presidente della Regione ma anche nella veste di tesserato del partito, le prese di posizione forti di Renzi. Si è allineato? In un c erto senso sì. Ma è naturale: lui viene dal vecchio Pci, dove esisteva il centralismo democratico. Ciò non significa che faccia l’inchino, ma che sappia accettare le scelte quando arrivano da un livello superiore. Non a caso, ancor prima di avere il “via libera” alla ricandidatura, Rossi aveva accolto il suggerimento di Renzi di portare a Palazzo Sacrati Strozzi quella che era stata il braccio destro di Renzi nel comune di Firenze: Stefania Saccardi. Che sarà vicepresidente anche per l legislatura 2015-2020 e, anche, assessore alla sanità. Ma ci sarà tempo per parlare, a lungo, anche di questo.

 

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Sandro Bennucci

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