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Regioni: i vitalizi diventano pensioni. Ma i gruppi politici vogliono libertà di spesa…

La sede del Consiglio regionale della Toscana
Palazzo Panciatichi, in via Cavour, sede del Consiglio regionale della Toscana

Le Regioni stanno cercando di mettere ordine sulla questione dei vitalizi dei consiglieri, che seguono regole disomogenee su tutto il territorio nazionale. C’era voluta una legge nazionale, nel 2010, per abolire i vitalizi per i nuovi consiglieri, ma le Regioni erano sempre sotto accusa per gli scandalosi assegni, già in pagamento, dei loro 3.200 ex consiglieri, che costano al contribuente circa 170 milioni l`anno.

PRESIDENTI – Per questo i presidenti dei consigli regionali si sono riuniti e hanno approvato le nuove regole, valide per gli assegni del passato, e che dovrebbero presto valere per i vitalizi di tutte le Regioni italiane. Dato l’indirizzo però ogni Regione dovrà approvare una propria legge che potrebbe anche derogare ai criteri annunciati.

VITALIZIO – Ribadiamo che comunque, dopo gli scandali per i vitalizi scoppiati in molte regioni, per legge, mano a mano che una Regione va ad elezioni, i consiglieri neoeletti perdono il diritto al vitalizio. Per intenderci gli attuali consiglieri del Lazio (eletti dopo il 2010) godono di una normale pensione calcolata grosso modo come quella dei comuni cittadini.

RIUNIONE – Cosa hanno deciso i presidenti nella loro riunione? Innanzitutto hanno preso di mira l’età. Oggi ogni Regione fa scattare il vitalizio quando le pare. In Sardegna c’è un`ex consigliera che prende 5.100 euro netti al mese a partire dall’età di 41 anni. Il Lazio mantiene ancora la possibilità per i suoi ex politici (compreso Franco Fiorito arrestato per l`acquisto di auto con i soldi regionali) di ricevere la “pensione” a 50 anni. La Conferenza dei presidenti dei Consigli Regionali ha consigliato che l`età salga a 65 anni. Si potrebbe scendere a 60 anni con penalizzazioni con 10 anni di consiliatura. Si sono ispirati, correttamente, alle regole adottate dai deputati. Alcune Regioni (Lombardia e Trentino) hanno elevato la soglia per tutti (consiglieri attuali ed ex) a 66 anni, come tutti gli italiani normali che vanno a riposo a 66 anni e tre mesi.

PENSIONI – Consapevoli di essere stati la pietra dello scandalo, i presidenti hanno voluto agire anche contro i vitalizi in atto, per i quali i Consigli dovrebbero prevedere una tassa, tecnicamente chiamata “contributo di solidarietà provvisorio” ( toh, chi si rivede!). La tassa dovrebbe essere del 6% fino a 1.500 euro lordi; 9% fra 1.501 e 3.500 euro; 12% fra 3.501 e 6.000 euro; 15% oltre 6.000 euro. Ai consiglieri regionali che prendono due vitalizi (ad esempio di consigliere e di deputato) e che in alcuni casi guadagnano 11/12 mila euro netti al mese il contributo di solidarietà sarà aumentato del 40%.

RIMBORSI – Resta infine irrisolta la questione dei rimborsi ai gruppi consiliari, oggetto di molte indagini, in quasi tutte le regioni, da parte della magistratura ordinaria e contabile. Ieri i presidenti hanno rivendicato l`autonomia e il pieno rispetto delle norme, nazionali e locali, e hanno auspicato però una proposta volta a correggere la legge sui rimborsi. E qui casca l’asino, perché sembra che l’obiettivo sia addirittura quello di ampliare le possibilità di spesa dei consiglieri regionali e, nello specifico, dei gruppi. Le regole attuali prevedono che «ogni spesa deve essere espressamente riconducibile all`attività istituzionale» mentre l`emendamento suggerito dai governatori amplierebbe la portata dei rimborsi facendo riferimento, in via assai più generica e omnicomprensiva, a «funzioni istituzionali e politiche affidate al gruppo».

Una formulazione che, in modo evidente, coprirebbe una gran parte delle spese adesso sotto indagine della magistratura contabile. Nonostante tutto è sempre valido il vecchio proverbio: il lupo perde il pelo ma non il vizio.

regioni, rimborsi, vitalizi


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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