Europa: Merkel – Renzi, nulla di fatto. Flessibilità e Turchia: la palla è rimandata alla Commissione Ue
BERLINO – L’incontro a Berlino tra Matteo Renzi e Angela Merkel era iniziato poco prima delle 13. Una colazione di lavoro (il menu prevedeva tonno marinato, merluzzo e ravioli, gnocchi di semolino e ciliegie al rum, innaffiati da vino tedesco) per sciogliere diversi nodi sui principali temi all’ordine del giorno nell’agenda europea, dopo le frizione del dicembre scorso tra Roma e Berlino.
EUROPA – Sui temi all’ordine del giorno dell’agenda europea, Merkel ha spiegato che «abbiamo parlato anche della questione dei profughi e dell’accordo con la Turchia, la cui attuazione è urgente. Dobbiamo combattere l’illegalità, il traffico di esseri umani e trasformare tutto questo in legalità. Vanno protette le frontiere esterne. L’Italia è un fortissimo alleato per la politica sui profughi e il suo orientamento è fondamentale».
BRUXELLES – Di fatto a Berlino l’incontro tra ‘Angela’ e ‘Matteo’, come si sono chiamati per tutta la conferenza stampa, sembra non aver spostato di molto le rispettive posizioni. E l’escamotage pensato per affrontare le telecamere e rispondere ai giornalisti è stato quello di rinviare ogni questione a Bruxelles. In quello che alcuni commentatori hanno battezzato come una sorta di ‘scaricabarile’.
MERKEL – La Merkel rinvia alla Commissione ogni decisione sulla flessibilità (“io non m’immischio, spetta a loro”). E Renzi fa altrettanto quando ribadisce di essere sì pronto a fare la sua parte sulla Turchia, sbloccando la quota di fondi italiani per l’accordo di 3 miliardi sui migranti, ma non prima di aver ricevuto risposte chiare da Bruxelles sullo scorporo dal calcolo del deficit.
COESIONE EUROPEA – Italia e Germania sono unite – questa sembra l’unica certezza – dalla volontà di mantenere l’Europa coesa e lanciare un messaggio di compattezza di fronte alle tante sfide aperte, anche e soprattutto per contrastare l’onda populista. Del resto i due governanti sono attesi da sfide importanti. La cancelliera si gioca tutto sulla crisi dei migranti e ha bisogno di risposte immediate: tra queste appunto la piena applicazione dell’accordo con la Turchia, che contribuirebbe a frenare il flusso sulla rotta balcanica che si riversa sui confini tedeschi. Ma allo stesso tempo la custode del rigore non può mollare sull’allentamento dei cordoni dei bilanci.
LIBIA – Sulle questioni di politica estera, Merkel ha detto che «in Libia insieme possiamo mandare missioni militari per l’addestramento alla sicurezza perché la Libia passo dopo passo si trasformi in una struttura statale stabile».
RENZI – Renzi, dall’altra, intenzionato a insistere sul cambio di passo che vuole dall’Europa in termini di crescita e occupazione. Anche per questo il premier ha chiamato Carlo Calenda a rappresentarlo a Bruxelles, e oggi lo ha voluto in delegazione con lui per ‘accreditarlo’ a Berlino. «Siamo in un momento delicato della storia dell’Europa, ne avverto tutta la responsabilità – ha aggiunto Matteo Renzi -. L’Italia è unita alla Germania nel dire che vogliamo più Europa, un’Europa più forte, capace di dare le risposte a tutti i problemi dall’immigrazione all’economia». E sul rapporto con la Germania ha detto che «siamo pronti a fare di tutto per superare le incomprensioni. Non siamo d’accordo su tutto anche perché veniamo da diverse famiglie politiche. ma crediamo insieme che combattere la disoccupazione è combattere il populismo. Il nostro avversario è lo stesso».
Pierluigi
Se qualcuno avesse letto la storia della Libia, dai tempi dell’impero ottomano ad oggi, tanto per non andare troppo indietro nei secoli, si chiederebbe a quale tribù mandare gli “addestratori”.
A proposito dei risultati dei colloqui, se le chiacchiere facessero farina, la produzione di pane e affini potrebbe essere tale da sfamare la metà dei paesi sottosviluppati.
Ultima domanda: un incontro di questo tipo quanto viene a costare?