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Pistoia, marocchina morta nell’incendio di Sammommè: un fermato con l’accusa di omicidio

CRO:Donna morta incendio nel Pistoiese, un fermato per omicidioPISTOIA – C’è un uomo fermato con l’accusa di omicidio nelle indagini sulla morte della donna marocchina, 28 anni, deceduta giovedì scorso nel rogo della sua casa a Sammommè, sulle colline Pistoiesi. Si tratta di un pachistano di 28 anni, ospite di un albergo che accoglie richiedenti asilo, è stato fermato per omicidio dalla squadra mobile di Pistoia: sarebbe stato lui ad appiccare l’incendio, dando fuoco a una bombola di gas, dopo un litigio con la donna.
L’uomo, spiega la questura, ha confessato. Al fine di crearsi un alibi, spiegano ancora gli inquirenti, sarebbe stato proprio il pachistano a intervenire tra i primo soccorritori e a dare la notizia dell’incendio al marito della vittima. Il 28enne era alloggiato da circa un anno nell’albergo e in questo periodo aveva stretto amicizia con la vittima e il marito, il cui appartamento si trova di fronte all’hotel che ospita i richiedenti asilo.

AGGIORNAMENTO DELLE 18,17

Una fine orribile, quella della marocchina Lamiae Chriqi, 28 anni, morta bruciata nella sua casa sulle colline di Pistoia, intrappolata in un bagno dove cercava rifugio dall’uomo che avrebbe respinto respinto e che ha appiccato il fuoco usando una bombola del gas. A ricostruire così quello che all’inizio era sembrato un tragico rogo accidentale costato la vita giovedì scorso, alla giovane donna sposata con un connazionale, è stata la squadra mobile di Pistoia che nella tarda serata di ieri ha fermato un richiedente asilo pachistano, Hussain Afzal, reo confesso, dopo un lungo interrogatorio, non sul movente però. Omicidio e incendio doloso le accuse contestate all”uomo, un
anno più grande della vittima di cui era amico, così come del marito: si erano conosciuti e si frequentavano dopo essersi ritrovati a vivere dirimpetto nella frazione di Sammommè, la coppia in un appartamento, il pachistano, da un anno, nell’albergo Arcobaleno che accoglie un’ottantina di richiedenti asilo. Migranti che hanno contribuito alle indagini. Il pachistano, per la polizia, aveva cercato di crearsi un alibi, intervenendo tra i primi soccorritori e allertando il marito di Lamiae. Aveva pure raccontato che giovedì era stato tutto il
giorno nell”albergo, a letto: altri ospiti lo hanno smentito.

Tra loro qualcuno ha anche riferito di aver visto allontanarsi una figura dalla casa, un’ombra secondo una teste italiana. Che qualcun altro fosse in quell’abitazione è emerso anche dalle parole della vittima, nella telefonata fatta col cellulare per chiedere aiuto, una volta ripulita dai rumori la registrazione. Dopo quella chiamata, arrivata al 112 e poi per competenza territoriale girata al 113, l’invio dei soccorsi è stato immediato, si spiega, ma causa le distanze ci sono voluti 20 minuti prima che arrivassero. Lamiae è stata trovata morta nel bagno, al seminterrato della casa, dove si era chiusa a chiave e dove non ha avuto scampo: la stanza ha una finestrella di appena
20 centimetri mentre davanti alla porta, per la polizia, Afzal ha provocato l’incendio dopo averci portato dalla cucina una
bombola del gas, tagliato il tubo con un coltello e aperto la valvola, non prima di aver dato fuoco a un foglio di giornale e
averlo buttato a terra.

Tutto, spiega ancora alla polizia, sarebbe nato da un litigio tra i due. Sul motivo l’uomo avrebbe sostenuto che la donna non voleva rendergli il passaporto, ma al momento non ci sono riscontri. Gli investigatori sono convinti invece che fosse invaghito della vittima e abbia tentato un approccio: il rifiuto avrebbe scatenato la sua furia. Sulla mano della vittima sarebbero state rilevate anche delle ferite da
taglio: non è chiaro se le abbia inferte il pachistano e se la donna sia scappata in bagno per sfuggire ai colpi.

 

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