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Pubblico impiego: Madia, l’accordo riduce la forbice fra stipendi alti e trattamenti bassi, da 220.000 a 22.000 euro l’anno

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ROMA – Gli 85 euro di aumento rappresentano una media mensile, lorda, non a caso: il tentativo, del tutto sperimentale, sta nell’accorciare la forbice tra chi guadagna di più e chi guadagna di meno, ribadisce la ministra della P.a,

Marianna Madia, parlando al Tg1 del cuore dell’intesa raggiunta ieri con i sindacati sul pubblico impiego. Un accordo quadro che traccia le linee per lo sblocco della contrattazione dopo sette anni. Non è ancora il contratto vero e proprio ma la sua cornice, ovvero la base di partenza da cui partiranno i tavoli negoziali. Si tratta di rimettere mano alla cosiddetta scala parametrale, alle qualifiche, per favorire gli stipendi inferiori, a cui il bonus 80euro non sarà scalato.

Niente penalizzazioni si legge nel testo dell’intesa. Per il Governo la sovrapposizione non dovrebbe riguardare più di 150-200mila dipendenti (per un controvalore di circa 100milioni). Starà alle parti trovare la soluzione o spingendo su una leva fiscale, ma in questo caso ci vuole la legge, oppure spuntando gli aumenti per le fasce alte (un approccio alla Robin Hood). Il cambio di paradigma rispetto al passato è notevole. Nei rinnovi precedenti gli incrementi erano infatti più forti per chi prendeva di più in busta paga, perché l’adeguamento avveniva in base a una percentuale, che coincideva con il tasso d’inflazione.

Oggi nella P.a tra lo stipendio più alto e quello più basso ci sono quasi 200 mila euro di mezzo. Questo lo spread, se così si può dire, che intercorre tra la retribuzione dei dirigenti di prima fascia delle Agenzie fiscali, pari in media a 220mila euro annui, e quella del personale Ata della scuola, in cui rientrano i collaboratori, una volta chiamati bidelli, sotto i 22mila. Le cifre compaiono nelle tabelle dell’Aran, la faccia del Governo nelle questioni che investono il pubblico impiego. L’aggiornamento non va oltre il 2014, ma da allora non dovrebbe essere cambiato molto, visto che la contrattazione è rimasta bloccata. Posto che anche gli statali hanno potuto beneficiare del bonus 80 euro.

In alto nella piramide si ritrovano quindi i dirigenti di prima fascia delle agenzie, come le Entrate o il Demanio, seguiti dai colleghi degli enti pubblici non economici, come Inps o Inail, (217mila euro) e dei ministeri (178mila). Guardando alla base della piramide, sopra al personale Ata, ci sono gli impiegati di ministeri, Regioni e Comuni (tutti intorno ai 28mila euro). I divari retributivi poi non mancano neppure nel privato. Detto ciò nella P.a. lo stipendio più alto è dieci volte quello più basso.

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Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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