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L'Imam di Firenze Izzedin Elzir

Patto per Islam italiano: albo degli imam e sermoni nella nostra lingua. Garante il ministro Minniti

L'Imam Izzedin Elzir
L’Imam di Firenze e presidente dell’Ucoii, Izzedin Elzir

ROMA – Hanno scritto il documento in punta di penna, pesando con attenzione ogni termine, affinché ciascuno
dei firmatari potesse riconoscersi. Alla fine, il ministro dell’Interno, Marco Minniti, ed 11 rappresentanti di associazioni
musulmane – grandi e piccole – sono usciti dalla Sala del Consiglio del Viminale con le firme messe in calce al «Patto
nazionale per un Islam italiano». Il documento contiene 10 impegni sottoscritti dalle associazioni ed altrettante dal
ministero: dai sermoni in italiano all’accesso ai non musulmani nelle moschee, dalla formazione degli imam da inserire in un apposito Albo all’istituzione di tavoli interreligiosi nelle prefetture.

Il ministro dell’Interno Marco Minniti

«Il Patto – ha detto Minniti – è uno straordinario investimento sul futuro del nostro Paese che produrrà vantaggi
anche materiali. Si tratta di un atto particolarmente importante che parte dal presupposto che si possono avere religioni differenti e tuttavia siamo tutti quanti italiani. Il documento allude in prospettiva ad un’intesa. L’hanno firmato associazioni che hanno storie e sensibilità differenti e che in altri momenti non avrebbero sottoscritto un documento comune. Tutti i firmatari si sono impegnati a rifiutare qualunque forma di guerra e di terrorismo».

I punti sottoscritti, ha sottolineato il ministro,non sono standard che uno decide e gli altri devono accettare,
sono standard condivisi ed ho visto una straordinaria volontà dei firmatari di impegnarsi nella realizzazione di questo
percorso. Izzeddin Elzir, imam di Firenze e presidente dell’Ucoii, ha firmato con sommo orgoglio  perché l’accordo si basa proprio sui patti di cittadinanza che la comunità ha già sperimentato con successo a Firenze e Torino. Ci tiene a sottolineare un punto il segretario generale del Centro islamico culturale d”Italia, noto come la Grande moschea di Roma, Abdellah Redouane.

E tra i firmatari c”è anche un’aspirante imamessa, Maryan Ismail, dell’Associazione madri e bimbi somali di Milano. «Sono felicissima – ha detto – perché nel documento non c’è un Islam dominante, si rispetta anche il sufismo ed il ruolo delle donne. Il Patto può così diventare una piattaforma per ribaltare alcuni paradigmi». Il documento prevede infine che il ministero promuova una conferenza con l’Anci dedicata al tema dei luoghi di culto islamici in cui richiamare il diritto alla libertà religiosa che si esprime anche nella disponibilità di sedi adeguate e quindi di aree destinate all’apertura o alla costruzione di luoghi di culto nel rispetto delle normative in materia urbanistica, di sicurezza, di igiene e sanità, dei principi costituzionali e delle linee guida europee in materia di libertà religiosa.

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