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I lavoratori di Ataf in stato di agitazione

L’odissea dei lavoratori Ataf: “dall’azienda solo risposte di circostanza”

I lavoratori di Ataf in stato di agitazione
I lavoratori di Ataf in stato di agitazione

FIRENZE – Sono in stato di agitazione i dipendenti di Ataf Gestioni srl. Provati da “turni massacranti e smontate in zone assurde”, denunciano alcuni autisti. Ai problemi legati agli esuberi – 109 in totale suddivisi tra i lavoratori delle sezioni complementari (portinerie, rifornimenti, manovre) e il settore impiegatizio – e i disagi dovuti alla diminuzione della pausa, si aggiunge – dulcis in fundo – anche la mensa. La nuova azienda che ha preso in gestione il servizio e che si è insediata circa 8 mesi fa, sta mandando su tutte le furie i dipendenti. Un gruppo su Facebook raccoglie da un pò di tempo a questa parte una pioggia di lamentele: “il cibo non è buono ed è sempre lo stesso”, scrivono alcuni. A far storcere il naso è, inoltre, il rincaro del servizio di un euro (da 2,50 a 3,50 euro).

“Siamo arrivati a firmare l’accordo, insieme a Cgil, Cisl e Uil, sull’aumento del prezzo della mensa – spiega dal canto suo Americo Leoni della Faisa – per manetenere i 10 posti di lavoro che altrimenti sarebbero stati cancellati dall’azienda. Il sindacato ha il dovere di proteggere l’organico”.

Al di là del prezzo e della qualità dei pasti, resta un altro e non meno importante nodo da sciogliere. “Chiediamo di conoscere il piano industriale perchè l’azienda – affonda Leoni – non sa come portare avanti le unità che possiede. Noi abbiamo già fatto tanto, ora tocca a loro”. Il rischio, paventato da Leoni, è che quella all’interno di Ataf si trasformi in una guerra tra poveri e, aggiungiamo noi, tra le forze sindacali. “Di soldi ce ne sono pochi – prosegue il sindacalista – ed è normale che il dipendente che si vede allungare il periodo di guida, quindi l’orario di lavoro (si parla di 39 ore settimanali) e diminuire la pausa, sia arrabbiato. Eppure, noi abbiamo fatto il nostro dovere recuperando non soltanto posti di lavoro ma anche soldi. Sì, perchè se l’intervallo è stato ridotto, è vero anche – fa sapere Leoni – che sono state recuperate 30 unità alla guida; 35 sono state trasferite in altre sedi e con la mensa abbiamo ripreso dai 7 agli 8 milioni di euro“.

Sta di fatto però che dopo la privatizzazione – che lo scorso giugno ha visto la società del traporto pubblico locale passare nelle mani di Bus Italia (proprietario del servizio al 70%), Cap (che detiene il 25%) e Autoguidovie (5%) – “le cose sembrano andare sempre peggio”, rincarano i lavoratori. Da quando Bus Italia ha fatto il suo ingresso, il passo da 1.250 a 1.140 unità (110 in meno) è stato breve. “Speriamo – auspicano i dipendenti – che l’azienda la smetta di riempirci le orecchie con frasi di circostanza e inizi a venire incontro alle nostre richieste”.


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stefania ressa

Giornalista

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