La sfida Renzi-Letta dietro al Pd di Epifani
Chi c’era descrive un “clima surreale”, da “ultima cena” e anche di “veleni dietro le quinte”, ma alla fine l’assemblea nazionale del Pd è scivolata via senza tensioni apparenti, con i delegati che hanno incoronato il nuovo segretario, Guglielmo Epifani, quasi all’unanimità (85 per cento).
Teoricamente, Epifani è un nome che deve portare il Pd al congresso di ottobre, nei fatti sta già lavorando per essere il prossimo segretario “di mandato” e non solo “pro tempore”. Ma se renziani e giovani turchi hanno fatto buon viso a cattivo gioco (da segnalare al riguardo il primo intervento dell’ex rottamatore a un’assemblea del proprio partito), sullo sfondo si profila già la prossima partita, in un Pd tutt’altro che pacificato. Da una parte l’asse Epifani-Letta-Franceschini-Bersani, dall’altra chi è pronto a staccare la spina al governo appena possibile, come Renzi e anche altri giovani del partito poco inclini al governo col Pdl.
Per questo non stupisce l’incoronazione di Epifani da parte del deputato e segretario regionale del partito, Andrea Manciulli: “Il tempo che attende il Paese è gravido di difficoltà e al Partito Democratico aspetta un impegnativo lavoro parlamentare e di governo. In questa situazione la figura di Guglielmo Epifani guiderà il Pd nei prossimi mesi verso la scadenza congressuale in modo unitario e tenendo la barra dritta sull’attività di governo, con un Partito che saprà essere interlocutore autorevole e determinante sulle scelte che dovranno essere assunte nell’interesse di tutti gli italiani”.
E stupisce ancora meno che Manciulli provi a buttare il sasso oltre lo stagno: “Con questo spirito – ha sottolineato il segretario regionale Pd – dobbiamo andare verso il congresso tra pochi mesi, e su questo non mancherà il contributo e il supporto del Pd della Toscana al nuovo segretario nella costruzione di questo percorso comune. La discussione su che Pd vogliamo per il futuro è appena cominciata e sarà inclusiva e profonda”.
Insomma, il gioco congresso-governo sarà quello dominante delle prossime settimane e se Epifani e Letta hanno interesse a durare, Renzi (che per ora si limiterà a piazzare Luca Lotti nell’organigramma dell’ex segretario Cgil come da previsioni) è probabile che lavorerà per aumentare il proprio consenso interno e poi sferrare la zampata contro Letta. Un po’ come fece Walter Veltroni con l’esecutivo guidato da Romano Prodi nel 2008. Il sindaco spera che poi finisca in maniera diversa dal disastro elettorale che provocò Veltroni (e che portò lo stesso Renzi a chiamare vicedisastro quel Dario Franceschini all’epoca numero due Pd), ma nel frattempo il Pdl è l’unico “partito tradizionale” che continua a crescere nei sondaggi.La storia insegna sempre qualcosa. Per chi sa leggerla.