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Parata Carabinieri

Oggi è la festa dei Carabinieri, ma nessuno lo sa

Parata Carabinieri
I Carabinieri alla parata del 2 giugno a Roma

FIRENZE – Oggi 5 giugno è il 199° anniversario della fondazione dei Carabinieri. Ma nessuno lo sa. L’Arma entra nel terzo secolo di vita, ma questo non deve fare notizia. Non è più il tempo di aprire qualche caserma alla gente e celebrare, specie con gli studenti delle scuole, un giorno speciale per chi indossa la divisa. Cittadino anche lui in mezzo ai cittadini.

Neanche una parola fino alla vigilia sul sito del Quirinale, anche se il Capo dello Stato dovrebbe ricevere oggi il Comandante Generale e una rappresentanza degli allievi delle scuole di formazione. Nessun cenno neppure sull’aggiornatissimo sito web dell’Arma.Solo alle 8.30 di stamani una breve nota, stile lancio di agenzia. Nella giornata di oggi arriverà, con tutta probabilità, un tardivo e asettico comunicato stampa, che parte dei media utilizzeranno per riempire uno spazio. Una notizia che vale un’altra. La pagina è pronta. Si stampi. Poco importa cosa.

Sarà dunque una festa a porte chiuse, a Firenze come nel resto d’Italia. Quasi sottovoce, quasi con imbarazzo. Una cerimonia per pochi quella che si tiene stamattina al comando Legione Toscana: i vertici dei comandi fiorentini, rappresentanze del personale in servizio, dell’Associazione in congedo, le vedove e gli orfani dei carabinieri. Tutto qui. Neanche un caffè alle autorità locali.

Ma cosa hanno da dirsi tra di loro? Hanno bisogno di vedersi il 5 giugno per ricordare la loro reciproca vicinanza, se questa permane – fino a prova contraria – 365 giorni all’anno?

Il governo, a poche ore dal suo insediamento e con il sangue del brigadiere Giuseppe Giangrande appena versato davanti a Palazzo Chigi, si è affrettato ad annullare le celebrazioni degli anniversari delle singole forze armate e dei corpi di polizia. Con unalettera inviata ai ministri competentiin data 3 maggio, il presidente del consiglio Enrico Letta ha voluto così contenere quelle che ha definito «spese non strettamente indispensabili per la funzionalità delle Istituzioni».

E anche l’Arma si è adeguata, applicando alla lettera il tradizionale motto: «Usi a obbedir tacendo». Tacere con la bocca probabilmente, ancora di più con la penna, un po’ meno con l’animo. Non sarà facile per la gente e per i fiorentini in particolare capire che differenza di costo c’è tra aprire il piazzale di una caserma a 50 o a 500 persone. Forse il costo della corrente elettrica per un microfono in più? Come pure per i comandanti sarà più difficile consegnare una medaglia o un encomio, senza il convinto e contestuale applauso di chi vuole testimoniare il loro sincero grazie ai Carabinieri.

Si risponde «disposizioni superiori» e, militarmente, si chiude l’argomento. E sappiamo bene che chi indossa gli alamari è gente abituata, fin da giovane, a battere i tacchi sugli attenti e a dire «Comandi!». Un termine che negli ultimi tempi è gradualmente sostituito da un più moderno «Agli ordini!», ma che non ne cambia la sostanza.

Il motto citato prima, dopo «Usi a obbedir tacendo» terminava con «e a tacendo morir». Qui non si tratta di morte, ma di mortificazione di migliaia di uomini in divisa. E non è detto che sia meglio.


Sandro Addario

Giornalista

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