Maurizio Vigiani, l’operaio della Galileo che divenne Senatore
FIRENZE – Da operaio delle Officine Galileo a senatore della Repubblica e poi di nuovo alla Galileo. Fu questa la parabola parlamentare di Maurizio Vigiani, eletto per la Democrazia Cristiana nel 1948 nella circoscrizione del Mugello, ritenuta fortezza inespugnabile della sinistra.
Lo scrittore Francesco Butini ne ripercorre l’esperienza nel libro «Il senatore operaio» (Pacini Editore) presentato oggi pomeriggio a Firenze nel salone de’ Dugento in Palazzo Vecchio. Tra i presenti il vicesindaco di Firenze Stefania Saccardi, il presidente di Confindustria Firenze Simone Bettini, l’ex presidente e amministratore di Finmeccanica Pier Francesco Guarguaglini, e l’ex segretario nazionale della Fim-Cisl Cosmano Spagnolo. Un particolare riconoscimento è stato consegnato alla signora Maria Grazia Vigiani, figlia del «senatore operaio» intervenuta alla presentazione.
Il libro traccia un quadro delle prime elezioni politiche del dopoguerra a Firenze e provincia, da cui esce un inedito profilo di quel «Mugello bianco» nel quale nacque Vigiani. Viene descritta anche la città di La Spezia durante il fascismo nella quale il futuro «senatore operaio» lavorò e sono ripercorse le principali vicende delle Officine Galileo nella loro parabola dal ventennio fascista al disastro della conflitto mondiale. Dopo la guerra la nascita e l’affermazione anche a Firenze delle Acli, l’Associazione cristiane lavoratori italiani. Ne esce in sintesi uno spaccato di vita fiorentina negli anni difficili della ricostruzione e dell’impegno nel lavoro e nel sociale.
Nato nel 1905 a Borgo San Lorenzo (Fi), Maurizio Vigiani venne formato secondo i principi dell’educazione cattolica e partecipò alle prime iniziative fiorentine del Partito Popolare di don Luigi Sturzo.
Negli anni Trenta si trasferì a La Spezia ove ebbe occupazione presso i cantieri navali della Odero Terni Orlando, e rientrò a Firenze per lavorare come operaio alle Officine Galileo. Cattolico e antifascista, partecipò nell’ultima parte della guerra alla nascita a Firenze del nuovo partito della Democrazia Cristiana e del nuovo movimento delle Acli.
Nell’immediato dopoguerra fu segretario della Camera del Lavoro di Prato, in rappresentanza della corrente democristiana nella Cgil unitaria, per poi aderire alla Cisl dalla sua costituzione.
Eletto al Senato il 18 aprile 1948 per la Dc, non fu riconfermato nelle successive elezioni del 1953. Rientrerà a lavorare alle Officine Galileo, partecipando poi alla nascita della nuova società fiorentina Ote. Molto attivo anche nel mondo del volontariato (fu vice presidente vicario delle Misericordie d’Italia) ed in quello della cooperazione, tanto da essere per molti anni presidente dell’Unione provinciale fiorentina delle cooperative.
Significativa l’introduzione del libro di Butini: «E’ una delle tante storie che hanno fatto la storia di alcune grandi imprese di Firenze. È una delle storie che hanno fatto la storia dell’impegno sindacale, sociale, cooperativistico, della realtà fiorentina. È una delle storie che hanno fatto la storia dei grandi partiti popolari di questo Paese, quando i partiti organizzavano la partecipazione popolare alla politica nazionale. È una delle storie che hanno fatto la storia più impegnativa e più originale dei cattolici italiani nella vita politica del Paese».