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Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare Firenze

Dal Farmaceutico militare un salvavita contro lo shock

Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare Firenze
Una foto storica dello Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare a Firenze

Un farmaco salvavita che blocca lo shock di una persona e consente la sopravvivenza nelle prime delicatissime ore dopo l’evento. Si chiama «shock stop» il progetto che il Farmaceutico Militare di Firenze sta portando avanti con l’Università di Bologna, che già nelle prossime settimane dovrebbe passare alla fase produttiva. Una novità assoluta non solo in campo italiano, ma anche in quello internazionale.

E’ stata presentata stamani a Palazzo Vecchio nel corso della cerimonia per i 160 anni dello Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare. Ne ha parlato il professor Giorgio Noera, un cardiochirurgo della Health Ricerca e Sviluppo di Ravenna, che ha ricordato come il costo per la spesa sanitaria nazionale nella prima ora da uno shock è di circa mezzo miliardo di euro complessivi all’anno, mentre è di oltre due miliardi nella prima settimana. Costi che potrebbero essere abbattuti – è stato spiegato – quando si potrà mettere in produzione un farmaco a base di tetracosactide, il principio attivo in grado di fermare gli effetti negativi di uno shock, in particolare quello emorragico che conduce rapidamente alla morte. Qui sarà determinante l’intervento del Farmaceutico militare, che finora ha curato una fase ricerca e di test del farmaco, che sarà messo a disposizione non solo del personale militare (indispensabile per le truppe che operano in missioni all’estero) ma anche della popolazione civile attraverso il Servizio Sanitario Nazionale. La particolarità è che potrà essere assunto direttamente dalla persona che sta male o iniettato da chiunque gli è vicino e che è innocuo, nel caso venga preso accidentalmente.

Farmaceutico 160°
Alcuni dipendenti del Farmaceutico premiati dal direttore Airaghi (terzo da destra)

Al 160° compleanno di quello che i fiorentini hanno sempre chiamato il Farmaceùtico (con la ù accentata) considerandolo un valore storico della città, sono intervenuti tra gli altri Marco Airaghi, direttore generale di Agenzia Industrie Difesa – da cui dipende lo Stabilimento fiorentino – e Silvio Garattini, direttore dell’Istituto Mario Negri di Milano. Hanno fatto gli onori di casa il generale Federico Marmo, ispettore generale della Sanità militare ed il generale Giocondo Santoni, direttore dello Stabilimento Farmaceutico di Firenze.

Quest’ultimo nacque a Torino il 26 giugno 1853, come Deposito di Farmacia Militare, con annesso il Laboratorio generale chimico farmaceutico, che doveva preparare tutti i medicinali i materiali sanitari occorrenti per il Servizio Sanitario e Veterinario Militare. Nel 1923 assume la denominazione di Istituto Chimico Farmaceutico Militare, conservata fino al 1976, anno in cui diventa Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare, a seguito della ristrutturazione dell’area tecnico-industriale del Ministero della Difesa.

Dopo la prima guerra mondiale fu deciso il trasferimento dell’Istituto da Torino a Firenze con la costruzione dell’attuale sede in via Reginaldo Giuliani a Rifredi. Temporaneamente trasferito a Merano verso la fine della seconda guerra mondiale, il Farmaceutico ha ripreso in pieno la propria attività al termine del conflitto e i suoi prodotti sono sempre stati a disposizione non solo delle forze armate ma anche della popolazione soprattutto durante le grandi calamità naturali. Una delle caratteristiche dello Stabilimento è quella di produrre «farmaci poveri» per malattie rare, che difficilmente vengono distribuiti dalla grandi case farmaceutiche internazionali. Con l’aggiunta – ha ricordato il direttore dell’Agenzia Industrie Difesa Airaghi – «che tutto questo avviene senza oneri per il contribuente, perché dal 2008 il bilancio del Farmaceutico è tornato in utile».

Molti i prodotti a disposizione del pubblico, nella farmacia interna allo Stabilimento tra cui un nuovissimo set di pronto impiego per salvataggio in mare, da utilizzare nelle imbarcazioni da diporto.


Sandro Addario

Giornalista

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