Benigni legge Dante e scopre le larghe intese anche all’Inferno
FIRENZE – Roberto Benigni torna a Firenze e, sotto la statua di Dante in piazza Santa Croce, legge il 23° canto dell’Inferno. Quello degli ipocriti. La serata è freddina, come gli applausi che non mancano ma che non fanno venir giù la piazza Santa Croce e i suoi tremila spettatori.
La gente è infreddolita e seguire uno dei più impegnativi e meno noti canti dell’Inferno dantesco non è da tutti. Non ci sono personaggi famosi come Francesca da Rimini o Farinata degli Uberti. Il silenzio cala.
E allora cosa ti trova quel «diavolo» di un Benigni?Che nel 1266 il papa Clemente IV nomina podestà di Firenze insieme un guelfo («uno di destra» lo chiama) di nome Catalano dei Malavolti e un ghibellino, Loderingo degli Andalò. Era la prima volta che succedeva, perché prima o governava uno o governava l’altro, ma sempre uno solo. «Fecero un governo non tecnico ma delle larghe intese» dice Benigni ritrovando gli applausi del suo pubblico, anche se si affretta a precisare «erano in concordia, ma più per il bene loro che per quello di Firenze». Un classico caso di ipocrisia che Dante condanna severamente tanto da mettere i due tra coloro che sono costretti a camminare dentro pesantissime cappe di piombo, che fanno venire le lacrime dal dolore a indossarle.
La prima serata del «Tutto Dante» edizione 2013 Benigni la dedica agli amici Vittorio Monni e Vincenzo Cerami, l’attore e lo sceneggiatore recentemente scomparsi.
Lo show comincia con trentacinque minuti filati di satira politica, che di fatto diventano un mega spot per Silvio Berlusconi, da quanto è citato pur in negativo. Arriva anche a dedicargli una canzone «Io sono il boss» e, girandosi verso la statua di Dante dice: «Ha un uccello ai piedi, se fosse stata di Berlusconi sarebbe stata al contrario». «Questa mi è proprio scappata – commenta un istante dopo – anche se negherò di averla mai detta». E giù applausi.
Non mancano frecciate, ma sempre con contorno berlusconiano, a Pd e a Matteo Renzi, seduto in prima fila accanto alla moglie Agnese e al ministro dei beni culturali Massimo Bray. «Il 30 luglio ci sarà la sentenza della Cassazione. Al Pd non gliene va bene una. È 30 anni che aspettano una condanna di Berlusconi e ora che forse può arrivare si ritrovano alleati di governo con lui». E su Palazzo Vecchio: «Quando ho saputo delle escort al comune di Firenze, mi sono detto che era Renzi ad esercitarsi a fare il presidente del consiglio».
Un pensiero anche a Enrico Letta. «Il governo lavora bene ma è instabile, potrebbe cadere da un momento all’altro, ecco perché ci hanno messo un pisano».
Stasera 21 luglio nuovo spettacolo con il 24° canto dell’Inferno dantesco, quello dei ladri. Quindi altre recite fino al 6 agosto, sempre in piazza Santa Croce (vedi il programma) con il 34° e ultimo canto dell’Inferno, che termina con il celebre «e quindi uscimmo a riveder le stelle». Anche quest’ultime, c’è da scommetterlo, non vorranno mancare all’appuntamento fiorentino.