Buste, bottiglie e polistirolo nel mar Tirreno
FIRENZE –Di plastica nel mare ne finisce troppa. Ben il 95% dei rifiuti del mar Tirreno sono di plastica, stando ai dati del monitoraggio compiuto da Goletta verde di Legambiente e Accademia del Leviatano sulla spazzatura galleggiante, lungo 3.000 km di costa e per 136 ore di osservazione.
Le buste di plastica rappresentano il 41%. Nel Tirreno centro-meridionale c’è la maggior densità di rifiuti. Il monitoraggio di Legambiente, compiuto dallo Stretto di Messina alla Liguria, ha preso in esame soltanto i rifiuti galleggianti più grandi di 25 cm. Le aree prese in considerazione sono state: Tirreno centro-meridionale (Calabria tirrenica, Basilicata, Campania, Lazio); Tirreno centro-settentrionale (Sardegna, Corsica, Liguria, Toscana), a cura di Goletta Verde; le tratte Livorno-Bastia e Fiumicino-Ponza, a cura dall’Accademia del Leviatano. Dopo buste e frammenti, il 13% della plastica registrata sono teli e il 12,5% bottiglie di plastica; il 33% sono cassette di polistirolo monitorate lungo la tratta Fiumicino-Ponza. In generale, si trovano più rifiuti in prossimità della costa.
Secondo Legambiente il fenomeno della plastica in mare è un problema di dimensione globale e non riguarda solo l’Oceano Pacifico. L’Italia per via della sua posizione centrale nel Mediterraneo ha un ruolo fondamentale nella tutela dell’ecosistema marino. L’appello di Legambiente si rivolge allora alla commissione Europea affinché estenda a tutti gli Stati membri il modello italiano del bando agli shopper non compostabili. Un alleato di questa filiera, fiore all’occhiello del made in Italy, è anche il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando che parla di promozione delle «bioplastiche perché sono l’avanguardia di un’industria sostenibile, competitiva e innovativa che sfida la crisi economica e favorisce il risparmio di risorse naturali non rinnovabili».