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Barconi dhow nell'Oceano Indiano

Di pattuglia in elicottero sull’Oceano a caccia di pirati

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Fotoservizio FirenzePost

2 – OCEANO INDIANO (al largo delle coste dell’Oman) – 9 settembre , ore 10 locali.

«Spider a controllo, pronti per il decollo». Le pale dell’elicottero AB 212 della Marina militare stanno ruotando sul ponte di Nave Zeffiro che incrocia nell’Oceano Indiano in attività antipirateria. Inizia il pattugliamento di un’area di mare distante oltre 20 miglia dalla «mamma» , il nome con cui affettuosamente i piloti chiamano la loro nave.

La voce del capo equipaggio, sottotenente di vascello Mario Martino, risuona forte e chiara in cuffia. Alle sue spalle l’inviato di Firenze Post, incollato al sedile, mastica gomma per precauzione. Il briefing appena ricevuto di fatto dice una sola cosa: «Azionare il salvagente solo quando si è in acqua». Come prospettiva non è il massimo ma ne vale la pena.

Orizzonte e mare si identificano. Gli ordini della «mamma» sono di avvicinarsi alla zona dove sono stati individuati alcuni «Dhow» tradizionali barconi omaniti.Spider (è il nomignolo dato ai piloti al loro elicottero) sorvola i natanti. Troppo vicini tra loro e con reti stese per la pesca per poter essere mezzi d’assalto di pirati, pronti all’arrembaggio di un mercantile in transito. Normalmente questi viaggiano con una sola imbarcazione, che ha alcuni barchini al traino e soprattutto taniche di carburante per lunghe traversate. Del tipo Somalia andata e ritorno.

Il copilota, tenente di vascello Fabio Laporta, effettua alcune virate sopra le imbarcazioni, che vengono fotografate e registrate dal «Flir» di bordo (Forward looking infrared) gestito dal 1° maresciallo Ulisse Taborelli. Servirà come documentazione in ogni evenienza. «Spider a controllo. Sono solo pescherecchi in attività, riprendiamo» conferma Martino via radio a Nave Zeffiro.

La missione SSC (surface scan, letteralmente scansione della superficie marina) continua. Il sergente Alessandro Reho è accanto alla mitragliatrice di bordo da 7.62, da usare solo in caso di attacco. Ma non ce n’è bisogno. L’elicottero si spinge a oltre 25 miglia dalla mamma, quota 1000 piedi, velocità poco più di 100 km all’ora. In mezzo alla foschia appare una nave da guerra turca, classe Goksu, che opera in ambito Nato. Non è certo bersaglio ostile da identificare. Si prosegue.

Poco più avanti un mercantile battente bandiera panamense. Alto come un palazzo. Praticamente inabbordabile. Con tutta probabilità trasporta autovetture. Attraverso il numero Imo (International Maritime Organisation) una sorta di «targa» a poppa, viene controllata l’identità della nave. Contattata via radio, questa ringrazia ma dichiara di non aver bisogno di assistenza.

Per Spider è il momento di rientrare, mentre il sole intanto vince la foschia. Pochi minuti e appare netta la sagoma di «mamma Zeffiro». Un punto che si avvicina in un attimo. Il personale di assistenza è pronto. Via radio comunica velocità del vento e rollio della nave. Spider «apponta» in tutta sicurezza, mentre il comandante della Sezione elicotteri, tenente di vascello Vincenzo Milanese, attende i piloti per il rapporto di fine missione. E intanto ci si prepara alla successiva.

(2 – CONTINUA)

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Sandro Addario

Giornalista

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