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Diavolo di un Berlusconi

Palazzo Madama
Il Senato ha confermato la fiducia al governo Letta con 235 sì e 70 no

Diavolo di un Berlusconi! Nonostante qualche acciacco, ancora una volta le inventa di notte.

Vuole davvero passare il testimone ad Alfano ma non è facile: il segretario nonostante tutto è rimasto nell’ombra rispetto al capo. Bisogna al tempo stesso accreditarlo presso le altre forze politiche ma, soprattutto, evitare di farlo impallinare dal sempre tempestivo «fuoco amico» all’interno del partito.

Ecco allora che nasce l’ordine ai ministri Pdl di dimettersi, le incertezze di quest’ultimi, il «diversamente berlusconiano» dello stesso Alfano, il «ripensamento» di Berlusconi, la fiducia (scontata) al governo delle larghe intese, l’esclamazione «grande!» rubata dalle telecamere sulla bocca di Enrico Letta all’indirizzo di Berlusconi al termine del suo intervento in Senato, dove dichiara la conferma della fiducia al governo.

Non solo. Ottimi fotografi e cameramen «pescano» nelle mani di un parlamentare documenti, non casualmente rivolti verso l’esterno, con tanto di firme leggibili dei cosiddetti colleghi «dissidenti» pronti a uscire dal gruppo del Pdl.

Una sceneggiata, stavolta non napoletana ma «romana» studiata a tavolino? Non è del tutto da escludersi. In politica quasi nulla è lasciato al caso. Di fatto il Pdl (o quello che ne rimane) non resta per strada a rincorrere i propri elettori di un tempo. Di fatto l’azione permette di legittimare definitivamente Angelino Alfano, agli occhi degli scettici, come personaggio affidabile su cui poter contare. Dal Colle in giù, attraverso Palazzo Chigi e buona parte della sinistra. «Per la prima volta Berlusconi incontra qualcuno che gli dice no» titola tempestivamente Le Monde ieri pomeriggio poco prima delle 17.

C’è chi affretta a parlare di Angelino come di chi «rappresenta il centrodestra del futuro». E intanto alza gli occhi verso l’orizzonte per scrutare se la Balena Bianca sta davvero tornando in superficie. Mentre gli italiani nuotano disperatamente per non affogare.

 


Sandro Addario

Giornalista

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