Mps, lo scontro Fondazione-banca va in assemblea
SIENA – Scontro finale tra Fondazione e banca Mps Domani mattina, 27 dicembre, i soci del Montepaschi di Siena sono convocati in assemblea e salvo colpi di scena la Fondazione Mps, forte del suo 33,5% del capitale, respingerà la richiesta della banca guidata da Alessandro Profumo e Fabrizio Viola di varare il maxi-aumento di capitale da 3 miliardi a gennaio, imponendo il rinvio dell’operazione a maggio.
A osservare con grande attenzione quanto sta accadendo a Siena è il ministero dell’Economia che oltre ad essere l’organo di vigilanza della Fondazione è anche uno dei protagonisti del piano di salvataggio concordato con la Commissione europea. Proprio Bruxelles ha ottenuto grazie all’intervento di Via XX settembre l’impegno della banca a ricapitalizzarsi entro la fine del 2014 in modo da rimborsare il 70% degli aiuti di Stato (Monti-Bond). Condizione che se non si dovesse verificare costringerebbe la banca ad essere nazionalizzata per effetto della conversione degli strumenti finanziari del Tesoro in azioni dell’istituto. Alla luce di questo scenario, quindi, gli azionisti sono chiamati a decidere in merito alla tempistica della ricapitalizzazione. Con la banca di Profumo che ha rappresentato alla Fondazione tutti i rischi che comporterebbe un rinvio dell’aumento.
L’ente presieduto da Antonella Mansi è consapevole che dire sì in assemblea significherebbe polverizzare il patrimonio di Palazzo Sansedoni, non più in grado di sostenere finanziariamente la banca. Proprio per questo l’ente vorrebbe rinviare l’operazione a maggio in modo da avere tempo a disposizione per vendere le proprie quote a un nuovo azionista. Nelle retrovie piùsoggetti sono scesi in campo, per trovare una soluzione di sistema che consenta, da una parte, alla banca di rispettare le tempistiche imposte da Bruxelles e, dall’altra, di far sopravvivere la Fondazione. Tra questi le fondazioni Cariplo e CariVerona che nei giorni scorsi stavano valutando uno scambio delle loro azioni in Intesa Sanpaolo e UniCredit con quelle di Palazzo Sansedoni. Ipotesi che sarebbe tramontata lasciando ipotizzare l’intervento della Cassa depositi e prestiti.