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Dal Senato via libera alla trasformazione delle Province

Il Senato sterilizza le Province, sotto il peso del voto di fiducia

Dal Senato via libera alla trasformazione delle Province
Dal Senato via libera alla trasformazione delle Province

Il ddl Delrio, sul quale il Governo aveva posto la fiducia, è passato al Senato (160 sì, 133 no) non senza difficoltà. Matteo Renzi aveva twittato: «Se domani passa la nostra proposta sulle province, tremila politici smetteranno di ricevere un’indennità dagli italiani». Che il disegno di legge in discussione al Senato faccia risparmiare moltissimo i contribuenti, è tutto da dimostrare. Anzi, secondo i tecnici del servizio bilancio del Senato «le riduzioni di spesa che si conseguirebbero nel lungo periodo risulterebbero incerte e potrebbero anzi determinarsi nuovi oneri».

ABOLIZIONE – Bisogna chiarire innanzitutto che il provvedimento approvato non dispone affatto l’abrogazione delle province. La loro cancellazione era contenuta in un ddl costituzionale approvato dal governo Letta il 20 agosto scorso, che non è poi approdato in parlamento. Il ddl «Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di Comuni», approvato dal Senato, istituisce dieci città metropolitane, che subentrano alle funzioni delle province. Tutte le altre province restano in piedi. .

DELRIO – Il ddl Delrio deve ritornare alla Camera per la conversione definitiva in legge. Il nuovo testo, accorpato in un unico maxiemendamento, rivede funzioni e competenze degli enti provinciali in vista della loro futura soppressione. Istituisce le città metropolitane sul territorio nazionale (con esclusione per le Regioni a statuto speciale) e trasforma le altre Province, che restano in piedi, in associazioni territoriali tra le amministrazioni comunali. Questi organi non saranno eletti dai cittadini, ma vi siederanno sindaci e consiglieri comunali, che non verranno pagati per il nuovo incarico. Risparmio previsto (di larga massima) 111 milioni di euro l’anno una volta a regime

DDL  – Parallelamente, al Senato, partirà la discussione del ddl costituzionale per l’abolizione delle Province. Maggioranza e opposizione hanno già trovato l’accordo per la calendarizzazione d’urgenza. Base della discussione sarà il disegno di legge costituzionale 1373 presentato a Palazzo Madama lo scorso 11 marzo dal senatore M5S Vito Crimi. Il provvedimento dei parlamentari di Grillo cancella la parola «provincia» dalla Costituzione. Ma – spiegano fonti di maggioranza – si tratta soltanto di una piattaforma dalla quale partire. Si prevedono ulteriori difficoltà e dibattiti.

METROPOLITANE – Morale della favola. Dal 1 gennaio 2015 entreranno in funzione 10 città metropolitane (Torino, Milano, Venezia, Genova, Venezia, Bologna, Firenze, Napoli, Bari, e Reggio Calabria,oltre a Roma che ha lo statuto di capitale), che assumeranno le funzioni delle rispettive province. Competenze: cura dello sviluppo strategico del territorio, promozione e gestione integrata dei servizi, delle infrastrutture e dei trasporti, cura delle relazioni istituzionali afferenti al proprio livello. Organi sono il sindaco metropolitano, che è di diritto il sindaco del capoluogo, e il consiglio metropolitano, eletto dai sindaci e dai consiglieri comunali, che sono loro stessi gli unici eleggibili a tale carica. Non vi saranno quindi elezioni popolari per le città metropolitane, che sono organismi che tecnicamente si definiscono di secondo grado, cioè rappresentativi di altri enti locali.

PROVINCE – Per tutte la altre province il maxiemendamento prevede che, in attesa della riforma del titolo V della Costituzione, siano mantenuti gli enti con il Presidente, il Consiglio provinciale e l’assemblea dei sindaci. Anche in questo caso gli organi saranno eletti dagli stessi sindaci e consiglieri comunali facenti parte della provincia. L’assemblea dei sindaci è composta da tutti i sindaci del territorio provinciale. In sede di prima applicazione della legge le elezioni per le province (partecipano, come detto solo sindaci e consiglieri comunali) sono indette entro il 30 settembre 2014 per gli organi già scaduti e prorogati o in scadenza entro il 2014. Entro 30 giorni dalla scadenza per tutti gli altri.

FIRENZE – Firenze avrà il rango di città metropolitana e assumerà, in questa veste, anche le funzioni della provincia. Sindaco metropolitano sarà il Sindaco di Firenze, che uscirà dalle prossime elezioni del 25 maggio.

L’approvazione definitiva di questo ddl scongiurerebbe l’ipotesi di una elezione delle province in scadenza nella stessa tornata del 25 maggio. Da una prima valutazione mi sembra che il nuovo provvedimento porterà una discreta confusione nell’ambito istituzionale. Già la riforma del titolo V della costituzione aveva complicato rapporti e competenze fra Stato e Regioni, adesso si aggiungeranno anche questi nuovi enti che, in teoria, è vero, potrebbero determinare una riduzione di spesa in conseguenza dell’eliminazione di posti di amministratore locale. Ma si sa che la teoria spesso si scontra poi con la dura realtà. E quando si parla di ridurre i costi della politica l’esperienza ci insegna che l’impresa è tutt’altro che facile. Ma avremo modo e tempo per tornarci sopra.

 

Governo Renzi, province, Senato


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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