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Ciao Marcello, cronista con Firenze e la Viola nel cuore

Via Panzani inondata dall'Arno, il 4 novembre '66: Giannini mise il microfono fuori di finestra per far capire il disastro ai vertici Rai
Via Panzani inondata dall’Arno, il 4 novembre ’66: Giannini mise il microfono fuori di finestra per far capire il disastro ai vertici Rai

Mmh, conoscendolo non è difficile immaginare che abbia già fatto rimostranze a San Pietro. Con voce arrochita, come dopo una delle sue telecronache, avrà chiesto: «Non potevate aspettare un paio di giorni?».

Perché Marcello Giannini è stato costretto ad andarsene proprio alla vigilia di una grande partita della Fiorentina: la finale di Coppa Italia con il Napoli. Era ricoverato da giorni a Ponte a Niccheri, ma lo descrivono lucido e perfino polemico. Possibilissimo. Era innamorato della squadra viola, così come lo era stato, per oltre mezzo secolo, del suo mestiere e di Firenze. Camminava a fatica, ma veniva ancora allo stadio. E finiva per commuoversi quando vecchi allenatori o vecchi giocatori lo salutavano e lo abbracciavano ricordandogli qualche gaffe di «Novantesimo minuto» o «Tutto il calcio minuto per minuto», di cui era stato volto e voce di primo piano insieme a Paolo Valenti, Sandro Ciotti, Enrico Ameri. A Roma, nel Sancta Sanctorum Rai, c’era chi manifestava insofferenza per il fervore … viola di Marcello. Arrivando ad annunciarlo come «Macello» Giannini da Firenze. Invidiosi.

Del resto, nemmeno lui trattava i capi romani con i guanti bianchi. È passata alla storia la telefonata del 4 novembre 1966 fra Giannini e i vertici del telegiornale, in quegli anni uno solo e paludato. «Guardate che è un disastro: l’Arno ha invaso Firenze», si sgolava Marcello, allora capo della redazione toscana. Risposta seccata: «Dai su, vai a prendere un caffè in via Panzani, poi ne riparliamo con calma…». Infuriato, davvero pronto a fare un macello senza virgolette, Giannini prese il microfono e lo calò dalla finestra per far sentire lo sciacquìo di acqua, fango e a nafta che saliva da piazza Santa Maria Maggiore e l’angolo con quella via Panzani dove volevano mandarlo a bere il caffè.

Nessun altro (oltre a La Nazione con la famosa locandina «L’Arno straripa a Firenze») aveva dato la notizia? Sì, Dante Nocentini, capo della redazione Ansa della Toscana. Ma chi era stato il primo? Marcello con il microfono fuori finestra o Dante che l’aveva affidata al ticchettìo della vecchia telescrivente? La disputa non si è mai chiusa. Ogni anno si riapriva. Quando? Il Primo Maggio, in occasione del Rally della stampa. Qualcuno si preoccupava di mettere insieme, a pranzo, le famiglie Giannini e Nocentini. Erano scintille dall’antipasto al caffè. Chi scrive dovette correggere anche uno dei suoi libri dedicati all’Arno per far trovare un punto d’incontro ai due grandi, appassionati e accalorati colleghi. Che probabilmente avranno ripreso a discutere, lassù in Cielo. Dove San Pietro si sarà comunque preoccupato di trovare un compromesso per la … dipartita che non ha tenuto conto della partita. Come? Magari offrendo a Giannini un posto in prima fila, sulla nuvola che domina l’Olimpico: per evitare che Marcello ridiventi «Macello».


Sandro Bennucci

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