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Il carcere fiorentino di Sollicciano

Donna crocifissa: in carcere a Sollicciano manico di scopa tirato contro Viti

Riccardo Viti
Riccardo Viti

FIRENZE – Riccardo Viti, l’uomo rinchiuso nel carcere fiorentino di Sollicciano per l’omicidio della donna crocifissa a Ugnano, è  stato colpito con un manico di scopa lanciatogli da un altro detenuto mentre, scortato dagli agenti di polizia penitenziaria, stava raggiungendo la sua cella d’isolamento. È successo poco dopo il suo arrivo in carcere, venerdì pomeriggio, dopo essere stato arrestato all’alba dalla Squadra mobile nella sua casa di Rifredi.

A quanto si apprende, Viti non sarebbe rimasto ferito, anche se è stato prudenzialmente visitato in infermeria. Da quel momento, l’idraulico 55enne, che ha confessato al pm Paolo Canessa di essere l’autore del delitto, non sarebbe più uscito dalla sua cella né per  mangiare né raggiungere le docce.

Il manico di scopa è stato tirato  contro Viti da una cella, attraverso le sbarre, e gli è arrivato  addosso passando anche in mezzo alla scorta di agenti  penitenziari. L’oggetto ha valore simbolico nella vicenda, perché servendosi proprio di oggetti del genere, Viti realizzava le sue pratiche sadiche con le prostitute a Firenze. La notte del 5 maggio fu lo stesso anche la 26enne  romena Andreea Cristina  Zamfir, che morì crocifissa a causa di lesioni interne.

Anche nella perquisizione nella casa del Viti sono stati trovati manici di scopa, come anche un attrezzo agricolo, una specie di vanga, da usare  per violentare, in un gioco erotico estremo, le «lucciole» ingaggiate in strada.

In carcere Riccardo Viti è in cella da solo ed è sottoposto a stretta sorveglianza, per evitare che  faccia gesti suicidi, o di autolesionismo, oppure che sia  aggredito – data l’efferatezza del reato che ha confessato – da  altri detenuti. Ed il gesto del lancio del manico di scopa è significativo sotto questo punto di vista. Secondo quanto appreso, Viti sta zitto e non parla con  nessuno, e si è rinchiuso in un rigoroso silenzio.

 

 

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