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Assenze dei dipendenti pubblici: in un anno 31 milioni di ore perse e danno di 6,5 miliardi

Vigilie urbano di Roma
Vigilie urbano di Roma

I dati diffusi dal comandante dei vigili urbani della Capitale (83,5% di assenze tra malattia,donazione sangue e altri permessi), e i 200 netturbini assenti a Napoli per Capodanno hanno innescato una bufera, con il premier Matteo Renzi che ha annunciato per il 2015 il”cambio di regole nel pubblico impiego” per far sì che non si ripetano mai più casi come quello della Capitale. Dura anche la posizione del ministro Marianna Madia che ha ventilato azioni disciplinari per colpire gli irresponsabili” mentre il Garante per gli Scioperi ha acceso un faro su un sospetto sciopero selvaggio con possibili sanzioni fino a 50 mila euro.

GOVERNO – Il governo vorrebbe correre ai ripari affidando il controllo delle malattie all’Inps, come già avviene nel settore privato. Fonti dell’Inps riferiscono di essere «pronte ad assumere i controlli sulle malattie nel pubblico impiego attualmente affidati alle Asl con una spesa pari alla metà di quella impiegata dalle strutture sanitarie». Sulla questione vi è una analisi della commissione Affari sociali della Camera che ha ipotizzato lo spostamento del servizio con una riduzione del costo della metà dai 70 milioni attuali a circa 35 milioni. Se l’ipotesi sarà concretizzata si andrà dunque verso una procedura uniforme sia per i dipendenti del settore privato, già controllati dall’Inps in caso di malattia, che quelli pubblici attualmente affidati alle `cure´ delle Asl.

POLITICI – Il sindaco Ignazio Marino tuona contro le “assenze ingiustificate ed ingiustificabili”, invitando i responsabili a “rendere conto”. Il primo cittadino, già alle prese con gli strascichi di Mafia Capitale, deve fare i conti ora con l’ennesima bordata di critiche, con parlamentari e consiglieri d’opposizione che ne chiedono le dimissioni, come il segretario della Lega, Matteo Salvini, che invita Renzi a “licenziare il primo problema di Roma: il sindaco Marino”. Tra i più critici anche l’ex ministro Renato Brunetta, il cui nome è legato proprio alla riforma della pubblica amministrazione. “Caro presidente Renzi – scrive -. Le regole per combattere fannulloni e assenteisti nel pubblico impiego ci sono già, applicatele”. Alcuni sindacati ovviamente scendono in campo a difesa dei vigili.

REGOLE – La vicenda riporta in primo piano la questione delle regole applicate ai lavoratori del pubblico impiego, in parte diverse rispetto a quelli del settore privato, e segue di poco le polemiche (giuste) scoppiate dopo che il premer Matteo Renzi aveva escluso l’applicabilità delle norme sui licenziamenti, inserite nel Jobs Act, ai lavoratori pubblici. Vediamo quali sono i dati sulle assenze, in generale, di dipendenti pubblici e privati, al di là del caso romano, eclatante ma non isolato.

MALATTIE – Solo a causa delle malattie, nel 2013 ultimo anno censito dall’Inps, si perdono oltre 108 milioni di giornate di lavoro: 77,6 nel settore privato e 30,8 nel settore pubblico, dove si registra un totale di 4.838.767 «eventi». In pratica in quell’anno ognuno dei 3 milioni e trecento mila travet si è ammalato una volta e mezzo nel giro di 12 mesi. In media, ferie comprese, le assenze dal lavoro toccano il 20% nel settore pubblico ed il 13 in quello privato. Le motivazioni sono diverse, ci sono permessi di vario tipo ed i giorni concessi dalla legge 104 per l’assistenza ai disabili. Un «danno» che qualche anno fa Brunetta stimò in 6,5 miliardi di euro l’ anno.

MONITORAGGIO – La Funzione pubblica dovrebbe fare un monitoraggio continuo. Gli ultimi dati, fermi ad agosto 2014, ci dicono che su 4.705 amministrazioni prese in esame, in media ogni dipendente si è assentato per 0,558 giorni per cause di malattia (con ministeri e agenzie fiscali che arrivano a 0,987 e le università che si fermano a 0,218). Il numero più alto al ministero della Giustizia (1,827 giorni/dipendente) e alla Difesa (1,218). A livello regionale ci si ammala molto di più al centro (0,725 giorni/dipendenti) ed al Sud (0,607) che nel Nord est (0,386) e nel Nord Ovest (0,403). Il fenomeno è più frequente nei giorni di ponte o in quelli attaccati ai riposi, tanto che la Cassazione, chiamata a giudicare qualche caso, l’ha definito assenteismo tattico. La Cgia di Mestre ha calcolato che un dipendente su tre si ammala di lunedì e guarisce al martedì.

EPIDEMIA – Si tratta di un’epidemia che deve essere limitata, ci vogliono interventi drastici per limitare queste cattive abitudini. È un male italiano, ognuno si arrangia come può: l’autonomo non può ammalarsi allora cerca di evadere il fisco, il dipendente è tassato fino all’ultimo centesimo e quindi si ammala o chiede permessi di vario tipo. Occorre notare però che in media un dipendente pubblico manca un giorno alla settimana quello privato un paio di volte al mese. Forse ha ragione Brunetta: cominciamo ad applicare le sue regole antifannulloni, che già esistono ma sono cadute in desuetudine per colpa delle amministrazioni e dei sindacati, e poi studiamo altri rimedi più efficaci. Quelli che Renzi annuncia, come suo solito, con un tweet, al quale speriamo seguano i fatti.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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