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Firenze, Pitti bimbo 80: sono mancati i russi. Ma il lusso tiene: 15 mila euro per il vestito di una bambina

Pitti Bimbo 80 chiude comunque con un buon bilancio
Pitti Bimbo 80 chiude comunque con un buon bilancio

FIRENZE – Pitti bimbo risentirà della crisi russa. Lo dicono le prime statistiche sull’affluenza alla manifestazione fiorentina che chiude sabato 24 gennaio comunque con buoni risultati e prospettive incoraggianti per il settore. Però sì, i compratori russi, alla fine, saranno il quaranta per cento in meno. Secondo Società Italia (azienda che lavora come distributore in Russia), sono circa 120 le città russe che acquistano moda bimbo italiana. La difficile situazione internazionale, il rublo in picchiata ed il prezzo del petrolio che cala allontanano i moscoviti e non solo dalla Fortezza da Basso.

«A questa edizione di Pitti bimbo abbiamo registrato la consueta presenza di settanta compratori coinvolti dalla nostra società, ma in fiera saranno circa duecento in totale – dice Roberto Chinello, Ceo di Società Italia – però c’è molta cautela, gli ordini che fanno sono diminuiti di un range che va dal meno 25 al meno 50 per cento – continua Chinello – tra loro c’è il timore ad acquistare, il rublo ha perso oltre il 40 per cento, la classe media in Russia sta soffrendo e quindi è forte il timore che il rublo possa avere altri cali. Io invece sono ottimista, l’economia russa ha venti anni di storia, per quanto dipenda dal petrolio non è poi così fragile. Anche se il rublo dovesse rimanere come è adesso, io credo che una ripresa potrebbe arrivare nel 2016».

LUSSO Mercato russo in flessione, la classe media si impoverisce. Il settore che non conosce crisi è quello del lusso. Arriva in Italia l’«haute couture» per bambine, dove si possono spendere per la propria figlioletta fino a 15mila euro in un abito. Tra sfilate e presentazioni, a Pitti bimbo è arrivata la griffe Mischka Aoki. Capace di vestire le figlie di Sarah Jessica Parker, Beyoncè, Kim Kardashian, Victoria e David Beckham e Suri Cruise, la piccola e modaiola figlia di Tom Cruise e Katie Holmes. La griffe ha nome asiatico per via della sua creatrice, la stilista indonesiana Winnie, e parla l’inglese «aussie» d’Australia, dove è stata fondata nel 2009. Produce vestiti di swarovsky, tulle di seta, jaquard, tweed che ricorda quello di Chanel e pelliccia di ermellino. Questi i materiali impiegati nella collezione limitata. Proprio in ermellino è stata realizzata una mantellina spalmata d’oro, che costa circa 10mila euro. Il range di prezzi va dai 2500 ai 15mila. Tra le linee di collezione anche la newborn (fino a 3 anni) e la main collection. La griffe ha avuto una crescita a doppia cifra: quattro milioni di dollari il fatturato nel 2014, in crescita del 50 per cento rispetto al 2013. E l’azienda scommette ora sull’Italia, anche se altri restano i mercati di riferimento. Da quest’anno acquisterà i materiali anche in Italia e posizionerà lo showroom a Milano.

SOCIALE A Pitti bimbo spazio anche alla solidarietà, con Maria Grazia Cucinotta. Il progetto si chiama «Change in a book» ed è stato presentato questa mattina, venerdì 23 gennaio, alla Fortezza da Basso, alla presenza dell’attrice siciliana. Si propone di formare bambini e ragazzi meno fortunati del territorio di Nola. Nel corso di un semestre saranno tenute lezioni su concetti quali rispetto e dialogo interculturale, ambiente e natura, scienza e tecnologia, partecipazione civica e legalità. Il tutto distribuito su sei sessioni formative; alla cattedra docenti come Selene Biffi, Luca Caridà, Manuela Salvi e Viviana Solcia. L’iniziativa è opera di Silvian Heach Kids ed è gestita da Plain Ink, organizzazione non governativa che pone libri e fumetti al centro di programmi di sviluppo e formazione.

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