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Matteo Renzi interviene sulla responsabilità civile delle toghe

Anno giudiziario, alcuni magistrati contro il governo: perché gli ha ridotto le ferie. Renzi replica: non voglio far morire di lavoro nessuno

Inaugurazione dell'Anno giudiziario alla Cassazione
Inaugurazione dell’Anno giudiziario alla Cassazione

ROMA – I discorsi di inaugurazione degli anni giudiziari in Italia, a cominciare dalla Cassazione, hanno ripetuto le stanche litanie di ogni anno: manca il personale, l’arretrato non è certo colpa dei magistrati, che anzi lavorano allo spasimo. Non sono mancate anche questa volta le critiche al governo, che evidentemente non cessano anche se l’odiato Berlusconi non è più al potere. Questa volta le osservazioni più salaci si sono concentrate su una riforma del governo Renzi che è stata accolta con favore dall’opinione pubblica, ma contestata apertamente dalla magistratura: la riduzione delle ferie, molto ampie in verità, di cui fruivano i magistrati in relazione anche alla sospensione estiva dell’attività giudiziaria. Un privilegio di cui solo loro godevano.

TORINO – Alcuni procuratori generali hanno trovato modo di ironizzare, per protesta, in merito a questa decisione del Governo. A Torino Marcello Maddalena ha commentato: «Evidentemente il presidente del consiglio non ha trovato niente di meglio che ispirarsi al personaggio di Napoleone della Fattoria degli animali di orwelliana memoria, che aveva scoperto per tutti i problemi della vita il grande rimedio: lavorare, anzi, far lavorare gli altri, di più. Fino a farli crepare di fatica, come il cavallo Gondrano, morto sul lavoro senza riconoscimenti pensionistici e senza neppure una dignitosa e onorata sepoltura. Ecco. Il primo grande rimedio del nuovo governo è consistito nel costringere i magistrati a lavorare di più magari nella prospettiva, non certo nell’auspicio, che facciano la stessa fine di Gondrano (morire sul lavoro)».

BOLOGNA – A Bologna il presidente della Corte di Appello, Giuliano Lucentini, rincara la dose: attribuire la lentezza della giustizia italiana alle ferie dei giudici è uno «sconsolante accostamento», afferma a conclusione della sua relazione. Lucentini ha parlato del pericolo «che corre il Paese se i suoi giudici sono delegittimati». Ha detto di aver pensato «che, finito un certo periodo di tempo, le cose potessero cambiare. Certo, non siamo più additati come disturbati mentali, non si dice più che taluni di noi – quelli stessi, per vero, impegnati in ben noti processi – sono mafiosi, criminali, irresponsabili». Però, ha proseguito, «mi sbagliavo, perché le cose sono sostanzialmente rimaste quelle di prima. Quello che è cambiato è solo il metodo, che è diventato mediaticamente più sottile, e dunque di maggior suggestivitá».

ANM – Anche l’Associazione nazionale Magistrati interviene, per bocca del segretario nazionale, Maurizio Carbone, presente a Bari. In una conferenza stampa convocata contro la riforma della giustizia che prevede la responsabilità civile dei magistrati, Carbone ha parlato di «riforme banalizzate con slogan che ancora una volta hanno messo al centro del problema noi magistrati, attribuendoci colpe che non sono nostre per nascondere l’inadeguatezza di queste riforme». I magistrati esprimono «assoluta insoddisfazione».

Matteo Renzi è stato negativamente colpito da questi commenti, soprattutto da quelli che hanno criticato l’accorciamento delle ferie. Ha replicato duramente: «L’Italia, che è la patria del diritto, prima che la patria delle ferie, merita un sistema migliore. La memoria dei magistrati che sono morti uccisi dal terrorismo o dalla mafia ci impone di essere seri e rigorosi. Non vogliamo far ‘crepare di lavoro’ nessuno, ma vogliamo un sistema della giustizia più veloce e più semplice. E, polemiche o non polemiche, passo dopo passo, ci arriveremo». Con i suoi si sarebbe dichiarato profondamente amareggiato, aggiungendo: «Accusarci di voler far crepare i magistrati per una settimana di ferie in meno significa che hanno un disegno o più semplicemente che hanno perso il contatto con gli italiani che lavorano». E stavolta non possiamo dargli torto.

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