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Tripoli: avanza l’Isis, italiani in fuga. Evacuata anche l’ambasciata

L'Ambasciata italiana a Tripoli
L’Ambasciata italiana a Tripoli

TRIPOLI – Il peggioramento della situazione in Libia e le minacce di Isis al ministro Gentiloni e all’Italia hanno convinto il governo a chiudere la nostra ambasciata e a evacuare gli italiani dal Paese. È scattato infatti il piano della Farnesina per rimpatriare gli italiani che si trovavano in Libia. A mezzogiorno è partita da Tripoli diretta verso la Sicili una nave mercantile con a bordo 150 persone. «L’Italia è pronta a fare la sua parte in Libia nel quadro delle decisioni delle Nazioni Unite», ha detto il Ministro degli esteri in merito a un possibile nostro impegno in Libia.

L’operazione di rimpatrio degli italiani dalla Libia sta avvenendo sotto la sorveglianza aerea di un velivolo a pilotaggio remoto Predator dell’Aeronautica, che controlla lo spazio aereo dove avviene l’imbarco. Mobilitata anche una nave della Marina militare con compiti di scorta, mentre le attività a terra sono state monitorate dai carabinieri (una trentina di unità) in servizio presso l’ambasciata italiana.

Berlusconi approva il comportamento del Governo: «La drammatica evoluzione della situazione in Libia – afferma il leader di Forza Italia in una nota – è la dimostrazione di quanto furono sbagliate le scelte occidentali relative al Nord Africa negli anni passati. Scelte che non abbiamo mai mancato di criticare e denunciare, ben prefigurando quali nefasti scenari futuri avrebbero prodotto. Oggi purtroppo la realtà ci dà ragione. L’Italia – prosegue Berlusconi – non può tollerare la minaccia derivante dall’esistenza di un califfato dichiaratamente ostile alle proprie porte, sulle coste di uno Stato, la Libia appunto, ormai totalmente fuori controllo e distante poche centinaia di chilometri dalle nostre coste».

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