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Pubblici dipendenti: per loro l’articolo 18 resta in vigore. Ma il ministro Madia assicura: «Possono sempre scattare i provvedimenti disciplinari»

Marianna Madia
Marianna Madia

MILANO – La cancellazione dell’articolo 18, prevista nel Jobs act per i neo assunti, non si applica ai dipendenti della pubblica amministrazione. Lo ha ribadito Marianna Madia, ministro per la Semplificazione e la pubblica amministrazione. «Per quanto riguarda l’articolo 18, sulla Pa ci siamo già espressi, così come hanno affermato autorevoli giuslavoristi, e non si applica ai dipendenti pubblici. Questo non significa comunque che ci siano favoritismi», ha detto il ministro a margine di un convegno in Bocconi. Il ministro, per fugare ogni dubbio, ha precisato infatti che anche i dipendenti pubblici verranno colpiti da licenziamenti, (e non fruiranno perciò delle tutele garantite dall’art.18), in quanto «l’articolo 13 del disegno legge delega (sulla Pa) prevede il completo esercizio dei procedimenti disciplinari». E ha fatto riferimento al caso dei vigili urbani di Roma e al loro ricorso in massa alla malattia nella notte di Capodanno.

Questa precisazione è un’ulteriore riprova dell’astio che Renzi in particolare e il suo Governo provano per la categoria dei pubblici dipendenti, sacrificati e umiliati in ogni modo, sul piano sia economico (hanno i contratti bloccati da 5 anni) che giuridico.

Il ministro ha poi confermato che i circa 3.000 dipendenti pubblici lombardi che lavorano nelle Province, a seguito delle cancellazione delle stesse, saranno comunque ricollocati. Così come gli altri in tutt’Italia. «Nella legge di Stabilità abbiamo bloccato per due anni negli enti territoriali e dello Stato le assunzioni affinché sia data la priorità alla mobilità dei dipendenti che non lavoreranno più nelle Province. È’ sicuro che verranno ricollocati, ognuno troverà una collocazione in un altro ente pubblico.» Questa decisione però ha creato un’altra ingiustizia: il blocco dell’assunzione degli idonei nei pubblici concorsi che aspettavano lo scorrimento biennale delle graduatorie e che invece resteranno al palo, soppiantati dai dipendenti delle province da ricollocare. In barba alla politica di accesso all’impiego per le giovani generazioni, tanto vantata dal nostro premier.

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