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Pensioni: così il Governo vuole attenuare i vincoli della legge Fornero

Renzi, Poletti e le pensioni
Renzi, Poletti e le pensioni

Licenziati il JobsAct e il decreto sulle liberalizzazioni, Renzi, come al solito, pensa di dare in pasto all’opinione pubblica un altro obiettivo da raggiungere, che faccia dimenticare il grado di attuazione di quelli precedenti. Ora, infatti, il governo comincia a porsi il problema su come rimettere mano al sistema pensionistico, reso troppo rigido dall’ultima riforma targata Fornero. Ne ha parlato più volte il ministro del Lavoro, Poletti, e due proposte precise giungono anche dagli alleati di governo Ncd. Vediamo di che cosa si tratta.

FLESSIBILITÀ – Esiste l’oggettiva urgenza di introdurre elementi di flessibilità sull’età pensionabile rispetto alla riforma Fornero, anche per evitare il formarsi di ondate di lavoratori anziani espulsi dalle aziende ma lontani dal raggiungimento dei requisiti per la pensione i quali, una volta esaurito il sussidio di disoccupazione, resterebbero senza reddito. Sarebbero una sorta di nuovi esodati, anche se il termine è improprio, perché gli esodati veri sono solo quelli che, usciti dal lavoro anticipatamente prima del 2012 con l’attesa di andare di lì a poco in pensione, sono invece rimasti bloccati dallo scalone della riforma Fornero.

ESODATI – A proposito di esodati. Finora con 6 decreti dal 2012 a oggi sono state salvaguardate 170 mila persone, alle quali si è concesso di andare in pensione con le regole precedenti alla Fornero. Ma i comitati esodati premono per un altro decreto per ampliare la platea. Palazzo Chigi è contrario, anche perché le sei salvaguardie hanno già impegnato una spesa di quasi 12 miliardi fino al 2020. Per fare chiarezza è stata incaricata una commissione coordinata da Annamaria Parente (Pd) di censire l?eventuale esistenza di altri esodati. In seguito a un ordine del giorno di Pietro Ichino (Pd) è stato predisposto un modulo che verrà messo online sul sito del Senato dove chi ha perso il posto in seguito ad accordi con l’azienda prima della Fornero potrà dichiararsi, allegando l’atto di scioglimento del rapporto di lavoro. Parente e Ichino sono convinti che di esodati veri ne siano rimasti pochi.

POLETTI – In un’intervista rilasciata recentemente ad Avvenire, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha rilanciato il tema della flessibilità, contro la troppo rigida età di pensionamento, osservando tra l’altro che potrebbe convenire alle stesse imprese: “Quanto costa in termini di competitività tenere al lavoro persone che già hanno dato tutto?”.

NCD – Maurizio Sacconi, presidente della commissione Lavoro del Senato in quota Ncd, ha avanzato a Poletti due proposte.
1) Incentivare, nel caso di accordi tra azienda e dipendente sull’uscita anticipata dal lavoro, l’azienda stessa a integrare i contributi previdenziali del lavoratore.
2) Rendere molto più conveniente di ora il riscatto della laurea. Misure che avrebbero un duplice effetto: aumentare il risparmio previdenziale e quindi l’importo della pensione; aiutare in molti casi chi rimane senza lavoro ma non ha i contributi sufficienti (ne servono 42 anni e mezzo) ad andare in pensione. Il tutto, continua Sacconi, andrebbe accompagnato dal “fascicolo elettronico della vita attiva” per un monitoraggio del conto corrente previdenziale, con l’obiettivo di stimolare il lavoratore ad “accrescere il suo gruzzolo contributivo”.

UE – Il problema è che intervenire per mandare in pensione i lavoratori prima di quanto preveda la legge Fornero costa e crea difficoltà con la Commissione europea. Il tema è ben presente anche a Palazzo Chigi, ma i primi sondaggi con Bruxelles non sono incoraggianti. Ecco perché il governo prende tempo e forse rimanderà il tema alla prossima legge di Stabilità.


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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