
Immobili: cambiamenti per le eredità. Ma il nuovo catasto entrerà in vigore nel 2021

ROMA – Le rendite catastali in vigore oggi varranno almeno fino al 1° gennaio 2021. Lo si deduce dalla dichiarazione rilasciata mercoledì dal direttore dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi a un convegno dell’Ordine romano degli architetti e degli ingegneri. Orlandi ha affermato che da quando vi sarà il via libera (il decreto di attuazione della delega fiscale atteso per lo scorso febbraio è slittato) serviranno cinque anni per arrivare a regime. E siccome le rendite varranno dall’anno successivo alla loro pubblicazione, prima del 2021 non si cambierà sistema.
EREDITÀ – Importanti novità sono state preannunciate dalla Orlandi anche in materia di eredità. Entro quest’anno sarà possibile svolgere le pratiche inerenti la denuncia di successione e la voltura catastale direttamente online e in maniera semplificata, un aspetto quest’ultimo molto importante. Già oggi entrambe le denunce possono essere fatte dal contribuente senza l’assistenza di un professionista: quella di successione va presentata all’Agenzia delle Entrate con un modello cartaceo, mentre la voltura va fatta sempre su carta all’ufficio provinciale del Territorio. Gli ostacoli maggiori per chi vuole fare da sé, però, non sono tanto le code a due distinti sportelli ma la complessità degli adempimenti previsti e la mole di documenti da raccogliere. Alla faccia della semplificazione.
CATASTO – Il nuovo catasto partirà dai valori di mercato degli immobili, mettendo fine alle clamorose sperequazioni presentate dall’attuale sistema. Per arrivare al risultato bisognerà vagliare, mediante l’individuazione di quotazioni e canoni in zone omogenee e l’applicazione di coefficienti in dipendenza delle caratteristiche del singolo immobile, oltre 62 milioni di unità. La promessa che la riforma avverrà a «invarianza di gettito», il che significa, presumibilmente, che si cercherà di realizzare una redistribuzione più equa perché più correlata ai valori reali: ci sarà chi pagherà meno e chi di più.
INVARIANZA – Il problema è che l’invarianza può essere realizzata a livello comunale o a livello nazionale ed entrambe le soluzioni presentano problemi di non poco conto. Se si calcola l’invarianza a livello municipale – costringendo i Comuni con il maggior aumento delle rendite ad abbassare drasticamente le aliquote (e proprio questo parrebbe essere l’orientamento del legislatore) – capiterà ancora, come succede oggi, che tra due immobili del medesimo valore di mercato ubicati in due distinti Comuni gli importi da pagare risultino molto diversi, con buona pace delle promesse di equità. Se l’invarianza viene calcolata a livello nazionale, invece, ci saranno comuni che incasseranno più di oggi e altri meno. È facile immaginare che questi ultimi non ci staranno.