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Province: con la riforma, il ricollocamento del personale è sempre in alto mare

Protesta dei dipendenti della provincia di Firenze
Protesta dei dipendenti della provincia di Firenze

ROMA – È trascorso ormai da oltre dieci giorni il termine entro il quale, ai sensi dell`articolo 1, comma 423, la Funzione pubblica avrebbe dovuto adottare il decreto per fissare i criteri finalizzati alle procedure di mobilità del personale soprannumerario delle province. Tali criteri sono fondamentali ai fini della realizzazione da parte del dicastero guidato da Marianna Madia della piattaforma informatica di cui parlano lo stesso comma 423 e la circolare 1/2015, cui sarà affidato il compito di realizzare l’incontro domanda/offerta di mobilità tra i dipendenti provinciali in sovrannumero e gli enti coinvolti nella loro ricollocazione.

DECRETO – L’assenza del decreto si accompagna anche all’assenza del censimento dei posti vacanti e delle disponibilità finanziarie delle pubbliche amministrazioni. Le quali procedono un po’ in ordine sparso, anche grazie all’ulteriore confusione ingenerata dai pareri della Corte dei conti Sicilia e Lombardia, sulla possibilità di continuare a effettuare mobilità «neutre», non riservate al personale provinciale.

MOBILITÀ – Cosi si sta vedendo di tutto: mobilità riservate ma non esclusivamente ai dipendenti soprannumerari; mobilità neutre aperte a tutti; concorsi, come quello indetto dall`Agenzia dolle entrate; mobilità che non considerano la priorità dei dipendenti soprannumerari come loro collocazione in testa a ogni altro interessato, ma solo come punteggio di favore, come nel caso del bando da 1031 posti del ministero della giustizia. Il risultato è il caos più totale e l`assenza di un coordinamento nel processo di ricollocazione, che mette molto in forse la sicurezza con la quale gli esponenti del governo insistono ad affermare che nessuno dei 20 mila dipendenti (dei quali, circa 600 dirigenti, dalla ricollocazione estremamente complicata) perderà il lavoro.

CAMERA – Tuttavia, mentre il governo rassicura a piene mani, la camera il 9 marzo ha respinto, proprio su parere contrario del governo, l’ordine del giorno presentato da Sel volto a impegnare l`esecutivo a garantire piena occupazione a tutto il personale delle province, per evitare la sua collocazione in disponibilità (l’apertura della porta verso il licenziamento) al termine del 2016, come attualmente prevede la legge 190/2014. Insomma, i ritardi, l`assenza di indirizzi chiari, nonché di controlli e sanzioni (salva la nullità che incombe su tutte le assunzioni effettuate disinvoltamente in violazione dei commi 424 e 425) fanno già partire in salita il processo di ricollocamento.

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