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Tav Firenze, Ercole Incalza respinge le accuse. Con il ministro Lupi «solo rapporti istituzionali»

Ercole Incalza
Ercole Incalza

ROMA – Un fuoco di fila di domande di un paio d’ore. Terminato con un secco rinvio al mittente di tutti gli addebiti. Così si è svolto nella tarda mattinata di oggi 18 marzo al carcere di Regina Coeli l’interrogatorio di garanzia dell’ingegner Ercole Incalza.

L’ex capo struttura di missione del ministero dei Trasporti – guidato dal ministro Maurizio Lupi (Ncd), che adesso è nella bufera e di cui le opposizioni chiedono le dimissioni immediate – è stato arrestato lunedì 16 marzonell’ambito di un’inchiesta della procura di Firenze, con l’accusa di essere il dominus di un vasto e articolato sistema di corruzione col quale sarebbero stati governati a livello centrale gli appalti per le Grandi Opere in Italia, compreso il nodo fiorentino dell’Alta velocità ferroviaria.

Incalza ha dunque risposto alle domande del gip di Firenze, Angelo Pezzuti, e ha respinto tutte le accuse. Secondo quanto ha reso noto il suo avvocato, Titta Madia, «ha fornito risposte su ogni singola contestazione». «L’interrogatorio si è svolto in un clima sereno in cui Incalza ha risposto in maniera esaurente a tutte le domande – ha spiegato Madia- sono fiducioso che la vicenda si chiuda presto in modo soddisfacente». Per la difesa di Incalza in questa vicenda «non c’è un euro che viene contestato al di fuori delle sue prestazioni professionali: è tutto registrato da fatture e dichiarazioni dei redditi, non si è mai visto – ha proseguito – un caso di corruzione nel quale il corrotto percepisce somme emettendo fatture e pagando Irpef». Per quanto riguarda il ministro Maurizio Lupi, Ercole Incalza lo avrebbe difeso, dicendo al Gip di aver avuto con lui «solo ed esclusivamente rapporti istituzionali».

Di parere opposto, naturalmente, i pubblici ministeri fiorentini. «Allorché il ministro Lupi chiede ad Incalza di ricevere il figlio Luca, all’evidente fine di reperire una soluzione lavorativa in favore di quest’ultimo, lo stesso Incalza immediatamente si rivolge al Perotti (uomo di fiducia di Incalza, anche’egli arrestato, ndr), il quale subito si attiva», è scritto nella richiesta di custodia cautelare per l’indagine sui grandi appalti.

«Ercole Incalza non si è mai mosso dalle posizioni di potere conseguite già dagli anni ’80» rincarano la dose i pm coordinati dal procuratore capo Giuseppe Creazzo. E descrivono la «spregiudicatezza» di Incalza, un uomo che «pur essendo da almeno un decennio in pensione rimane tutt’ora al vertice del Ministero con la stessa capacità decisionale, seppure sotto il singolare inquadramento di consulente del ministro».

«Questa non è una storia di ordinaria corruzione», ma uno «scenario di devastante corruzione sistemica nella gestione dei grandi appalti» scrivono ancora i magistrati della procura di Firenze. Gli atti parlano di «un’organizzazione criminale di spessore eccezionale che ha condizionato per almeno un ventennio la gestione dei flussi finanziari statali» tanto da far apparire le ‘mazzette’ «un ricordo patetico dell’agire illecito del secolo scorso».


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Domenico Coviello

Giornalista

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