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Fisco: le città metropolitane, compresa Firenze, vogliono la ‘tassa sui viaggi’. Ma nessuno dice basta?

Palazzo-Vecchio
Palazzo-Vecchio

ROMA – Il dilagare della spesa pubblica deriva anche dalle spese di comuni, province e regioni che, nonostante le restrizioni, pretendono sempre nuove risorse. Adesso anche le ultime arrivate, le città metropolitane, ancor prima di funzionare concretamente, chiedono all’unisono finanziamenti ulteriori, appoggiati dall’Anci. Che infatti ha proposto a questo fine d’inventare una tassa sui viaggi, inserita nella bozza di decreto enti locali, ora al vaglio del Governo. Misura che potrebbe essere approvata in prossimità della Pasqua, con il consenso del Governo. La nuova tassa servirà a coprire il debito ereditato dalle Provincie di cui le città metropolitane hanno preso il posto e che, se non sanato, rischierebbe di mettere già in pre-dissesto i nuovi enti locali.

PORTI E AEROPORTI – Chi deciderà di viaggiare su aerei o navi in partenza dalle grandi città dovrà pagare un’imposta aggiuntiva che non dovrebbe superare i due euro a passeggero. Per quanto concerne nello specifico i viaggi in aereo, l’imposta sarà riscossa al momento dell’imbarco dai gestori dei servizi aeroportuali. Per le navi, invece, si tratterà di un’imposta di sbarco che sarà riscossa direttamente dalle compagnie di navigazione.

CITTA’ ED ESENZIONI – Sono previste esenzioni per i residenti delle città interessate dalla tassa, per i lavoratori e per i pendolari. Ogni città inoltre potrà prevedere altri tipi di esclusione.

CITTÀ – Vediamo ora le città italiane (quelle metropolitane) interessate dalla nuova tassa: Roma, Napoli, Milano, Torino, Bari, Firenze, Bologna, Genova, Venezia e Reggio Calabria; l’addizionale aeroportuale e l’imposta di sbarco (valide anche per alcune grandi città non metropolitane) saranno applicate negli aeroporti e nei porti di Cagliari, Messina, Palermo e Catania.

Il Governo e i sindaci però dovrebbero capire che gli italiani pagano già anche troppe imposte per soddisfare le esigenze e i costi della politica, in particolare quella locale. Sotto questo profilo il governo ha fatto poco per alleviare la situazione. Infatti la fiscalità locale ha direttamente contribuito, in questi anni di recessione, ad aumentare il livello della tassazione, usando la leva delle addizionali ai massimi livelli. A fine 2012 il livello di prelievo locale è risultato superiore del 5,6% rispetto al 2008 e del 13% rispetto al 2009; nello stesso periodo, la tassazione che fa capo alle Amministrazioni centrali è aumentata al più modesto saggio del 3,8%. Rispetto al 1990 il peso del fisco locale in percentuale del Pil si è più che triplicato, passando dal 2,1% al 7%. Un’enormità.

Ogni volta che si prefigura un sacrificio gli amministratori di regioni, province, comuni reagiscono minacciando di tagliare i servizi essenziali o di aumentare le tasse locali. Cominciamo a tagliare poltrone, partecipate, vitalizi, consulenze, contributi, prima di mettere ancora le mani nelle tasche dei cittadini.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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