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Arezzo, padre Gratien resta in carcere: il braccialetto elettronico è impossibile da ottenere

Padre Gratien, Graziano, Alabi al momento dell'arresto giovedì 23 aprile 2015
Padre Gratien, Graziano, Alabi al momento dell’arresto giovedì 23 aprile 2015

AREZZO – Padre Gratien Alabi – che avrebbe dovuto essere agli arresti domiciliari da due settimane – resta in carcere ad Arezzo. I giudici di Corte d’Assise ai quali si erano rivolti i suoi avvocati hanno detto no ai domiciliari presso il convento romano dei frati premostratensi senza braccialetto elettronico, come disposto dal Tribunale del riesame.

La notizia, arrivata in tarda serata di ieri e riportata dai quotidiani locali, ha gettato nello sconforto il frate, accusato di omicidio volontario nell’ambito delle indagini sulla scomparsa di Guerrina Piscaglia da Ca’ Raffaello nell’aretino. Il religioso, rappresentato dagli avvocati Riziero Angeletti, Francesco Zacheo e Sergio Novani, avrebbe dovuto essere ai domiciliari già da due settimane, il provvedimento però non è stato eseguito in quanto non sarebbe stato possibile reperire un braccialetto elettronico.

Padre Gratien affronterà la prossima udienza del processo in corso in Corte d’Assise ad Arezzo, ancora da detenuto. Contro la richiesta si era pronunciato il pubblico ministero Marco Dioni, opponendo due motivazioni: da un lato l’inammissibilità del ricorso per difetto di notifica, dall’altro la ripulsa nel merito.

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