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Terrorismo: 10mila combattenti dell’Isis in Libia. Pronti ad attaccare anche l’Italia

estado-islamico

Mentre arrivano segnali parzialmente positivi dalla Siria, dove potrebbe essere imminente un cessate il fuoco, notizie più preoccupanti arrivano dalla Libia che, secondo l’allarme lanciato dai servizi segreti israeliani,  sarebbe ormai invasa dall`Isis. In un report sull’espansione dello Stato islamico compilato anche con il contributo di molti analisti europei, l’intelligence dello Stato ebraico segnala la presenza di 10.000 combattenti nel paese nordafricano che hanno giurato fedeltà  al Califfato. Una presenza inquietante, a pochi chilometri dalle nostre coste, che potrebbe trasformarsi in una seria minaccia.

ITALIA – L’instabilità libica, infatti, rischia di essere un’onda lunga, che porterà  guai all`Europa e non solo. Nel mirino c’è soprattutto l`Italia, considerata un paese di invasori anche a causa del ruolo che sta svolgendo nelle  difficili trattative per la formazione di un governo di unità nazionale. Ad alimentare la campagna di odio contro  il nostro paese e il «nuovo colonialismo», secondo quanto emerge dall`analisi, è in particolare Al Qaeda, che ha una presenza importante in Libia.

JIHADISTI – I numeri sugli jihadisti nel paese, confermati anche dal Centro studi libico sul terrorismo, sono all`attenzione di tutte le intelligence occidentali e dimostrano come la situazione sia destinata a diventare ormai fuori controllo. Mentre si cerca ancora di dare vita ad una compagine governativa di concordia, nel paese i terroristi dilagano contribuendo a innalzare il livello di allerta sui continui sbarchi di profughi sulle nostre coste. La Libia, infatti, è considerata dai terroristi «una strada necessaria per entrare in Europa», sottolineano gli analisti, e per questo non è escluso che sia stata già utilizzata per infiltrare elementi pericolosi.

MIGRANTI – Nei mesi scorsi sono arrivati numerosi alert sul rischio infiltrazioni sui gommoni carichi di disperati.  A maggio, alle tante voci, si era unito anche il ministro dell’Informazione del governo libico di Tobruk, Ornar  al Gawari, secondo il quale l’esercito libico aveva informazioni in tal senso e che i terroristi avrebbero potuto sperimentare l’invio di barconi carichi di terroristi dall’Africa verso l`Italia. E nel complesso scenario del paese, inoltre, si è inserita un’altra minaccia: la guerra che si combatte sul campo tra Isis (che sfrutta il caos del dopo Gheddafi per imporsi nell’intera area) e Al Qaeda, che prepara azioni per riconquistare la scena e combattere il «nuovo colonialismo» dell’Italia. Ma non solo.

PETROLIO – Oltre che terreno di scontro interno per il controllo del network del terrore, la Libia fa gola per le sue ricchezze petrolifere, un affare milionario che i gruppi terroristici non vogliono farsi scappare. L’intervento di una coalizione intemazionale, che ormai sembra imminente vista la difficoltà di creare un govenro condiviso tra le varie anime del paese, potrebbe sortireancheun effetto boomerang: quello di far saldare l’esercito nero del Califfo con i nuovi guerrieri che si rifanno idealmente a Osama bin Laden. «Uniti contro i crociati – avverte il report per colpire più forte». Le trattative per la formazione del governo nazionale sotto l’egida dell`Onu continuano ad andare a rilento. Il Parlamento di Tobruk, quello riconosciuto dalla comunità intemazionale, ha concesso al Consiglio presidenziale guidato dal premier designato Fayez al-Serraj, un tempo molto ristretto per presentare la nuova lista di ministri per la formazione di un governo di concordianazionale. poi ci sarà il voto dell’Assemblea di Tobruk.

PRODI – Sulla nascita di un governo libico che possa fronteggiare la minaccia jihadista, però, esistono ancora molte perplessità. Recentemente anche l’ex premier, Romano Prodi, ha affermato che se un progetto del genere dovesse vedere la luce «sarà una soluzione parziale e temporanea. Tutti gli osservatori più attenti sperano in un accordo di governo, perché una tregua è oggi indispensabile, ma nell’analisi profonda sono altrettanto  concordi nel dire che sarebbe una soluzione temporanea e parziale».

Intanto Renzi e Alfano continuano ad assicurare che non corriamo alcun rischio, che i nostri servizi e le nostre forze dell’ordine hanno la situazione sotto controllo. Sicuramente sarà così, anche perché abbiamo fiducia nell’esperienza e nelle capacità dei nostri servizi e della nostra polizia. Ma recentemente sia dalla Francia che dall’Inghilterra e dalla Germania sono arrivate voci concordi: nei barconi si nascondono terroristi dell’Isis. La presenza massiccia di questi ultimi in Libia fa temere il pericolo di  sbarchi “pericolosi” sulle nostre coste, se non verranno adottate misure di contrasto, soprattutto a livello europeo e della Nato. E mentre Renzi continua la sua personale lotta contro il Presidente della Commissione UE e contro i burocrati europei, non possiamo che confidare nella sorveglianza e nell’azione di prevenzione. Che finora sono state efficaci per neutralizzare le minacce dei terroristi dell’Isis e di Al Qaeda, che molti evidenziano, dirette a colpire il nostro Paese, ma fino a quando potrà durare?

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Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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