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Unione Europea: flessibilità all’Italia solo se abbassa l’enorme debito pubblico. I rischi? Rigore e nuove tasse

Commissione Ue
Commissione Ue

ROMA – La situazione dell’ enorme debito pubblico italiano pesa ancora sul giudizio che la Commissione Ue è chiamata a dare sulle prospettive dei nostri conti.Anche se l’esecutivo comunitario sembra orientato a concedere il “via libera” alle richiesta di flessibilità avanzate dal governo Renzi, almeno lo 0,75% del Pil di sconto nelle forme richieste, rispecchiando le clausole legate a riforme, investimenti ed eventi straordinari. Ma invece resta tutta da definire la questione dell’enorme passivo non corretto abbastanza neppure da questo governo, nonostante le promesse e le buone intenzioni (a parole). Martedì è arrivata a Bruxelles una lettera di Pier Carlo Padoan che spiega una volta di più il programma italiano. Un passo nella giusta direzione, dice una fonte europea, ma «non ancora sufficiente». Pare che si siano «troppi pochi numeri».

Tra gli altri Paesi europei, anche Belgio e Finlandia hanno una voragine paurosa nei conti del tesoro, tuttavia il profilo appare più maneggiabile. Problematici i casi di Portogallo e Spagna, Paesi dove l’instabilità politica si è proiettata sulla gestione di spese e entrate. Qui i saldi non tornano.

Il dossier italiano ha caratteristiche peculiari. Ne è titolare un grande Paese con un governo giudicato stabile ed europeista, che ha avviato un percorso di riforme, ma che – vincolato dall’eredità di un passato in cui poco s’è visto fare per rafforzare la competitività del sistema – si ritrova numeri non compatibili con gli impegni e i percorsi negoziati coi partner Ue. E’ stato un confronto molto «politico», come richiedono i tempi.

Sembra però che, a livello europeo, non sia una minoranza quella che pensa che l’Italia debba fare di più e che vuol ottenere dal nostro Paese «nuove precisazioni che convincano di come il governo è impegnato a tenere la barra diritta». Consapevole di questa situazione il ministro Padoan ha inviato una lettera al vicepresidente Dombrovskis e a Moscovici per confermare che anche in via XX settembre siano consapevoli che il quadro sia «complicato» come lo dipingono le fonti di Bruxelles. Ma le intenzioni non contano, occorrerà presentare alla Ue fatti concreti che dimostrino che il nostro Governo ha intrapreso veramente la linea del rigore e del riassetto dei conti. Le intenzioni del premier Renzi, in vista delle elezioni e del referendum, non sembrano però suffragare questa possibilità. Nei prossimi otto giorni comunque il dialogo, documentato, fra Palazzo Berlaymont e Roma è destinato a continuare.

commissione UE, conti, flessibilità, Italia


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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