Pensioni e lavoro: slitta al 27 il tavolo governo-sindacati
ROMA – C’erano molte aspettative per l’incontro, che si prospettava decisivo, fra governo e sindacati per discutere di crescita, lavoro e pensioni. Ma a meno di 24 ore dalla convocazione del tavolo «politico» che avrebbe dovuto tirare le fila degli incontri degli ultimi mesi il confronto governo-sindacati sulle pensioni slitta al 27. E’ il segnale che i nodi emersi la scorsa settimana (lavoratori precoci, usurati e risorse complessive) non sono stati ancora risolti. I sindacati, per la previdenza, puntano infatti ad ottenere 2,5 miliardi di euro a fronte dei 2 «concessi» dal Tesoro. Limite che finora è risultato invalicabile.
Il rinvio, spiega una nota del ministero del Lavoro, è stato «concordato» dal ministro Poletti e dal sottosegretario Nannicini coi segretari generali di Cgil, Cisl e Uil. «Una settimana in più può tornare utile» convengono tutti. «Abbiamo fatto un buon lavoro e la ricalendarizzazione dell’incontro consentirà un approfondimento ulteriore», ha spiegato ieri il responsabile del Lavoro. «Serve un lavoro fatto bene tra governo, Inps, Inail e tutti gli enti interessati in modo di avere tutti i numeri in mano. E poi potremo decidere. Non vogliamo fare degli esodati dell’Ape». E soprattutto occorre capire meglio la dimensione della nuova legge di bilancio, facevano notare ieri altre fonti di governo.
Per il resto, i nodi sul tavolo sono esattamente quelli della settimana scorsa. I lavoratori precoci che hanno iniziato a lavorare prima dei 18 anni per i sindacati devono poter andare in pensione con 41 anni di contributi anziché con 42 anni e 10 mesi. Per chi ha iniziato prima dei 16 anni si tratterebbe di applicare uno sconto di 3-4 mesi per ogni anno lavorato prima della maggiore età. Una misura che interessa circa 80 mila persone e che però costa ben 600 milioni di euro.